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Aggiornato: 8 giugno 2025
La tua mamma che fu in vero la virtù stessa, ti dicea mia figlia ed era certo, duca di Milano il padre tuo. L'unica erede tu, e non indegna principessa! O cielo! Qual brutto inganno quivi ci ha condotti o benedizione è stato quello che ci fu fatto? L'uno e l'altra, o mia fanciulla: per un brutto inganno, come tu dicesti, noi qui venimmo ma l'aiuto è stato benedetto.
LAMPRIDIO. Eh, Olimpia Olimpia, non son queste le parole che mi dicesti partendoti da me: che piuttosto il sole sarebbe mancato di luce che tu giamai di fede, o che il tempo bastasse ad intepidirti l'ardore che mostravi tener acceso nel petto per amor mio! Ed è possibile che nel cuore, donde sono uscite queste parole, or vi sia entrata tanta oblivione?
Per lui, per lui ne l’anima inspirata Or palpitan gli alati inni supremi.... E tu intanto, manina innamorata, Entro le sue timidamente tremi. Tu mi dicesti: O smorta innamorata Che a me ti stringi e taci, Perchè su la tua bocca appassionata Sembran singhiozzi i baci? I tuoi sguardi profondi come notte Inseguono nel vuoto Dei fantasmi fuggevoli le frotte Che sorgon dall’ignoto.
FANNIO. Se io, Ruffo, ben le tuo' parole notai, tu dicesti dianzi che, altro mezzo non giovandoli, ella al tuo ricorre: da che comprendo che ha tentato piú la pratica. A noi di ciò non fu mai parlato.
FILIGENIO. Voi me l'avete resi con iniquo cambio che non sarebbe stato fatto ad un turco; ma dice bene il proverbio: che molti benefíci fanno un uomo ingrato. ALESSANDRO. Orsú, perché avete sfogata l'ira con ingiuriarmi, sarebbe di ragione, se non prima, mi dicesti la cagione di che vi dolete di me; perché le vostre parole mi sono ferite mortali che mi trapassano il core. Non mi fate piú penare.
Perchè guardi da quella porta? Di chi temi? Chi aspetti? Oh sei crudele! Ebbene va. Non voglio cercare altro. Mi ami, mi basta, perchè me lo dicesti se non fosse vero? Hai ragione, non sarei più padrone di me. Vieni... io t'accompagno fino alla tua carrozza. Ah! La tua carrozza... non l'ho veduta dabbasso. Perchè l'hai rimandata? Non io. Non tu? E chi? Chi ha rimandato la tua carrozza?
In tutte parti impera e quivi regge; quivi e` la sua citta` e l'alto seggio: oh felice colui cu' ivi elegge!>>. E io a lui: <<Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, accio` ch'io fugga questo male e peggio, che tu mi meni la` dov'or dicesti, si` ch'io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti>>. Allor si mosse, e io li tenni dietro. Inferno: Canto II
La seconda cosa della quale io ti dimando, si è che tu mi dichiari meglio, sopra del segno che tu mi dicesti che riceve l'anima quando è visitata da te, se egli è da te, Dio etterno, o no. Se bene mi ricorda tu mi dicesti, Veritá etterna, che la mente rimaneva in allegrezza e inanimata a la virtú.
PASQUELLA. Son stata molto a cògliarti in bugia! Poco fa tu dicesti che n'avevi due, delle gentildonne, per amiche. GIGLIO. Io las ho lasciatas per á voi, que non voglio io otra que voi. Non m'intendite? PASQUELLA. Or bene sta. Mostrami un poco se questa corona è rosario. La mi par molto lunga. GIGLIO. Non so, io, quanti siano.
"Dicesti porcellino o porcellana?" domandò il Gatto. "Dissi porcellino," rispose Alice; "ma ti prego di non apparire e disparire come un lampo: mi fai girare il capo!" "Sta bene," disse il Gatto; e questa volta sparì lentamente; cominciò con la punta della coda, e finì col suo ghigno, e questo restò come una visione sul ramo dopo che tutto era sparito. "Oh bella!
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