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Aggiornato: 29 maggio 2025
Leonardo si lasciò condurre al suo letto e spogliare; quando fu sotto le lenzuola levò una mano ad accarezzare la testa tremante del vecchio servitore, e domandò sotto voce: se n'è andata? Ritorna. In fatti Ernesta tornava. Era andata a dare ordini ad Olimpia ed al cuoco, aveva ripreso le redini della casa.
Gli scritti sul Tevere continuano nel secolo XVII in grande abbondanza. Quel secolo contò cinque grandi piene negli anni 1606, 1637, 1647, 1660 e 1686. La terza cadde sotto il pontificato di Innocenzo X Pamphili, al tempo della famosa Olimpia Maldacchini, sua cognata, il cui favorito era un tal Conte Fiume.
Per finirla, apriti il petto, mostragli il cor tuo in scambio del mio; ché sapendo egli il cor mio, vedendo il tuo vederá appunto il mio. MASTICA. Tacete, che s'apre la porta del capitan Mastrilogo o Trasilogo, e vien fuori: che non ci senta parlare di queste cose. OLIMPIA. Aggiongivi altro tanto del tuo, Mastica, sai. MASTICA. Será bene se gli dirò la metá di quanto m'avete detto.
PROTODIDASCALO. Non ti ha scritto Giulio che Olimpia non voleva che tu fussi venuto a Napoli? e non ci fu detto nel diversorio che Olimpia si maritava con un certo capitano famigerato? LAMPRIDIO. È bugia, nol credere. PROTODIDASCALO. Niuno crede a quel che gli dispiace.
OLIMPIA. Ho tanta speranza ne' meriti dell'amor mio che con mille catene piú dure di queste ci legheremo con nodi d'inseparabil compagnia, né basterá alcun accidente schiodarle se non la morte. LAMPRIDIO. O Dio, non è questa Olimpia mia? non è questa la sua figura angelica? non la tengo abbracciata io o forse sogno come ho soluto sognarmi altre volte? OLIMPIA. Sento gente venir di su.
Ora tu lo vedi a prova: Olimpia adoperando gli argomenti medesimi potè trovare la via della grazia nel cospetto del Papa: io, invece, trovai quella della indifferenza, o dello sdegno: qui dentro vi ha un destino, che vuole così. Che cosa può l'uomo contro il destino? Può morire.
GIULIO. Se tu m'avessi detto con chi, a me aresti tolto fatica di dimandare e a te di rispondere. SQUADRA. Con Olimpia figliuola di Sennia, questa nostra vicina. GIULIO. Questo è vero? SQUADRA. Piú vero del vero. SQUADRA. Non mi date piú fastidio, di grazia. GIULIO. Te ne darò mentre non mi dici quanto desidero. SQUADRA. Non vedete che sto carrico, ho fretta, ho da far molte cose e ho poco tempo?
Oltre i quattro rammentati, nacquero a Francesco Cènci tre altri figli; Cristofano e Felice, ch'egli mandò a studio in Salamanca, e Olimpia. Questa fanciulla, che destra era molto ed animosa, non potendo più reggere alle paterne persecuzioni scrisse un memoriale, dove espose molto accomodatamente i carichi del padre suo; e poi, nonostante il carcere domestico nel quale si trovava ristretta, seppe così bene industriarsi, che lo fece pervenire nelle mani di Sua Santit
54 Orlando, come gli appertenga nulla l'alto rumor, le strida e la ruina, viene a colei che su la pietra brulla avea da divorar l'orca marina. Guarda, e gli par conoscer la fanciulla; e più gli pare, e più che s'avicina: gli pare Olimpia: ed era Olimpia certo, che di sua fede ebbe sì iniquo merto.
Se i miei figliuoli avessero assomigliato a Olimpia, a Beatrice, o a Luisa; se il secolo paludoso avesse dato luogo ad acquistare fama con qualche onesto studio, con qualche atto o di mano o d'ingegno... forse allora... chi sa?... mi avrebbe preso vaghezza di altra strada;... ma adesso... non ci pensiamo più...
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