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Il giuoco del lotto, nei tempi del nostro racconto, era stato funestamente inventato da Cristofano Taverna. La prima volta che se ne fa menzione è nel 9 gennaio 1448. Si proponevano alla vincita sette borse, dette della fortuna, e forse furono otto, donde il nome di giuoco dell'otto. In Genova fu instituito nel 1530. Clemente XI lo proibì.

Nella medesima sera, anzi pure, secondo che me ne scrivono, nella medesima ora, Cristofano fu ammazzato di coltello da certo marito geloso il quale lo tolse in cambio dello adultero, che in quel punto si teneva a sollazzo nelle braccia sua moglie.

Comunque fosse, Lippo del Calzaiolo, Cristofano Granacci e Angiolino Lorenzetti, detto il Chiacchiera, non avevano mestieri del suo aiuto per dar di fuori; erano giunti a tal segno, che le sue esortazioni pacifiche, se pure egli avesse creduto di farne, avrebbero sortito un effetto contrario. La vedete così? aveva detto in fine Tuccio di Credi. Accomodatevi.

Se ne avesse aggiunti altri due, gli sarebbe andato a male ogni cosa. Che diamine gli è saltato, di fare il ritratto alla figlia del maestro? chiese Cristofano Granacci. Oh bella! esclamò il Chiacchiera. E stenti tanto a capirla? Ne sar

Tutto si può credere,-perchè il lavoro si fa in Duomo, sulle impalcature, dove il maestro non ha più voluto vedere nessuno di noi. Gatta ci cova! sentenziò Cristofano Granacci. Intanto eccolo pittore. E che lavoro è, quello che fa, il sornione? Un San Donato che ammazza il serpente con una benedizione; rispose Tuccio di Credi. Tu l'hai veduto?

Via, non ci guastiamo il sangue; entrò a dire Lippo del Calzaiolo. Cristofano ha ragione, ed io seguirò il suo esempio; me ne andrò a bottega da Agnolo Caddi, in Firenze. Tanto qui non s'impara nulla. È vero, questo; notò il Chiacchiera. Mastro Jacopo ha l'aria di tenerci per misericordia, come si tengono gl'infermi all'ospedale. Non c'è che Spinello, in Arezzo!

Così narra la tradizione, che i figli di Francesco Cènci, Cristofano e Rocco, rimanessero spenti a Salamanca; ma a vero dire qui la tradizione va errata. A Salamanca furono mandati a studio, donde tornarono poveri, e male in arnese, avendoli il padre fatti rimanere privi di ogni provvisione. I Manoscritti ch'io possiedo insegnano, che Rocco rimase ucciso da un Norcino: altrove leggo Orsino, e Cristofano da un Paolo Corso. È notabile, e vuolsi ritenere per sicuro, quanto leggiamo nel Giornale dell'Arciconfraternita di San Giovanni decollato in Roma, libr. 16. car. 66. «I signori «Jacomo, e Bernardo dissero, che avendo inteso, che nella querela, o processo di homicidio commesso gi

Oltre i quattro rammentati, nacquero a Francesco Cènci tre altri figli; Cristofano e Felice, ch'egli mandò a studio in Salamanca, e Olimpia. Questa fanciulla, che destra era molto ed animosa, non potendo più reggere alle paterne persecuzioni scrisse un memoriale, dove espose molto accomodatamente i carichi del padre suo; e poi, nonostante il carcere domestico nel quale si trovava ristretta, seppe così bene industriarsi, che lo fece pervenire nelle mani di Sua Santit

Fu questo il commiato di mastro Jacopo di Casentino ai suoi degni scolari, Angiolino Lorenzetti, detto il Chiacchiera, Lippo del Calzaiolo e Cristofano Granacci.

Spinello, come potete argomentare, andò in San Domenico, incominciò a piantarsi davanti alla cappella di San Cristofano e diventò un grande ammiratore dei miracoli del beato Masuolo, o almeno di quel tanto che se ne poteva scorgere attraverso le commessure del tavolato. Mastro Jacopo non tardò ad avvedersi di quella curiosit