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Dunque Nancy sedette davanti ai suoi manoscritti e cercò di vivere la sua vita, e di non udire il violino, e di non badare alle continue interruzioni.

In una delle splendide sale del Palazzo Butera in Palermo⁴⁸⁷ è la ricca biblioteca della Casa. Tra i manoscritti del Duchino di Camastra, che, dopo il 1805, dovea essere D. Giuseppe Lanza e Branciforti, Principe di Trabia e di Batera, ed uno dei più colti ed affabili letterati del sec.

L'inserviente se n'era andato: le vaste sale, fino a poco prima turbate dal molesto vocio de' distributori, s'acchetavano, adesso, in una pace profonda. Improvvisamente mi dimenticavo nella mia bisogna il grande orologio della stanza de' manoscritti suonò le quattro. Vibrò quel suono nel silenzio, con un tintinno allegro, come di cristalli percossi. Era l'ora. M'avviai alla porta.

I più anziani fra noi, hanno trent'anni: ci rimane dunque almeno un decennio, per compier l'opera nostra. Quando avremo quarant'anni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. Noi lo desideriamo!

Mi passi i tuoi manoscritti, soggiunse egli, a modo di conclusione, ed io li consegno al direttore... che sar

Ma quel brano non è del figliuolo di Dante: non è altro, se non una delle rubriche, onde son preceduti i singoli Canti delle Tre Parti della Commedia, e si trovano, ora in latino, ora in volgare in numerosissimi manoscritti, che furono eziandio divulgati più volte per la stampa.

Mi rallegrai meco intanto di aver avuto la precauzione di non recare a Montecassino i miei manoscritti, perchè altrimenti avrei corso il rischio di perdere il frutto del lavoro di qualche anno. Tale è la sorte che in questo beato regno può toccare ad uno straniero che viaggi occupandosi tranquillamente di gravi studî sul medio evo.

Al padre di lei, Folco ebbe a confidare una sera, parlando di studi e di libri, ch'egli aveva seco certi manoscritti concernenti un poeta, francese, del decimoquinto secolo, e che desiderava farli copiare.... Ma perchè non ci si sarebbe provata Gioconda?... L'osservazione veniva dalla madre, la signora Delfina.... La fanciulla conosceva bene la dattilografia, aveva una certa coltura per la quale il poeta francese del decimo quinto secolo non l'avrebbe forse impacciata.... L'osservazione veniva dal padre, il signor Piero.... Folco non avrebbe mai osato; la signorina poteva annoiarsi; il francese del millequattrocento è un po' ostico.... Ma no, ma no, si poteva provare....

E venne il giorno in cui Nancy fu chiamata dal suo lavoro per sentire Anne-Marie che suonava la «Chaconne». Quel giorno Nancy, tornando nella sua camera, piegò e mise via la sciarpa con cui si era coperta le orecchie. Radunò i suoi manoscritti, li legò insieme, li baciò e disse loro addio. Poi li ripose. Per sempre. In risposta alla lettera di Nancy, il Selvaggio venne a Praga.

Quando il nostro adolescente seppe che il suo interlocutore era Goffredo Mameli, l'autore dei Fratelli d'Italia e di tanti altri bei versi che giravano manoscritti per Genova, arrossì un poco della sua sconciatura, e più del coraggio con cui s'era fatto a metterla in mostra.