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EROTICO. Se sposerò Cleria, come potrò goder la mia Sulpizia? e se Attilio sposerá Sulpizia, come potrá goder la sua Cleria? TRINCA. Con la vostra impacienza interrompete me e turbate voi stesso: se mi ascoltavate, come v'ho detto da prima, intendevate il modo. Troveremo un amico, lo vestiremo da prete e diremo che sia il parocchiano; e sposeravvi.

Prima di uscir dalla Cattedrale bisogna farsi raccontare da un sagrestano la famosa leggenda di Papa-moscas. Papa-moscas è un fantoccio di grandezza naturale, posto nella cassa d'un orologio, al di sopra della porta, nell'interno della chiesa. Una volta, come i celebri fantocci dell'orologio di Venezia, al primo tocco delle ore, usciva fuori del suo nascondiglio, e ad ogni tocco gettava un grido e faceva un gesto stravagante, del che i fedeli pigliavano un grandissimo diletto, i ragazzi ridevano, le funzioni religiose erano turbate. Un vescovo severo, per metter fine allo scandalo, fece recider non so che nervi a Papa-moscas, e d'allora in poi egli rimase immobile e muto. Ma non per questo si cessò di parlar dei fatti suoi e a Burgos, e in tutta la Spagna, ed anche fuori di Spagna. Papa-moscas era una creatura di Enrico III; e di qui vien la sua grande importanza. La storia è assai curiosa. Enrico III, il re dalle avventure cavalleresche, che vendette un giorno il suo mantello per comprarsi da mangiare, soleva andar ogni giorno, incognito, a pregare nella Cattedrale. Una mattina i suoi occhi incontraron quelli d'una giovine donna che pregava dinanzi al sepolcro di Fernando Gonzales; gli sguardi, come direbbe Teofilo Gauthier, si annodarono; la giovine arrossì, il Re le tenne dietro quando uscì dalla chiesa, e l'accompagnò fino a casa. Per molti giorni, nello stesso luogo e all'ora medesima, si rividero, si guardarono, si manifestarono cogli sguardi e coi sorrisi la simpatia e l'amore; e sempre il Re seguitò fino a casa la donna, senza dirle una parola, e senza ch'ella mostrasse di desiderare che gliela dicesse. Una mattina, uscendo di chiesa, la bella sconosciuta lasciò cadere il fazzoletto; il Re lo raccolse, lo nascose in petto e le porse il suo. La donna, suffusa di rossore, lo prese, e asciugandosi le lagrime, disparve. Da quel giorno Don Enrico non la vide più. Un anno dopo, essendosi il Re smarrito in un bosco, fu assalito da sei lupi affamati; dopo una lunga lotta ne uccise tre colla spada, ma gi

Emilia, seduta sola a poppa, contemplava in silenzio gli oggetti che fuggivano a misura che la barca inoltrava: vedeva i palazzi sparire a poco a poco confusi coll'onde; ben presto le stelle succedettero agli ultimi raggi del sole, ed una notte fresca e tranquilla l'invitò a dolci meditazioni, turbate sol dal romore momentaneo dei remi, e dal lieve mormorio delle acque.

Appena fermo il calesse innanzi la porta dell'albergo, quell'uomo, il cui capo l'oste aveva visto porgersi in fuori dello sportello, saltò giù. Era solo. Giovane, pallidissimo, le chiome arruffate, le sembianze turbate, gli occhi inquieti ed incavati come chi da qualche tempo non riposa ed è in continuo disagio o per fatica fisica o per passione morale o per l'una e l'altra insieme.

Non davano mai posa ai loro turbolenti affetti, e spargeano di tanto l'odio proprio ne' loro vassalli, che que' di Nebiolo e di Stefanago non si scontravano mai senza venire alle mani, e le feste di questi colli eran ognora turbate dai loro ratti e dalle loro risse.

Nella situazione di Gabriella era naturale ch'ella, sospettasse di tutto ed esitasse; le sembrava strano che dopo tanti anni, in quel tempo appunto, in cui Marco le aveva detto di diffidare, si venisse a cercare di suo padre.... Quel nobile cavaliere non aveva certo l'aria d'un mandatario di Camilla: ma Gabriella, fatta sospettosa dalla sventura, si chiese con angoscia se la mano di quella donna non istesse per colpire lei ed i suoi figli.... Il suo spavento era visibile, e fece sul cavaliere di Malta una cattiva impressione: Signora, le disse un po' severamente, perchè vi turbate in tal modo?

Tuttavia io non deploro la confessione che vi ho fatto. Ora sapete come vi ho amato.... sapete quanto per voi ho sofferto.... Ebbene, è in nome di questo amore che io vi rinnovo la mia preghiera, alla quale dovete porgere ascolto: lasciatemi, non turbate più la mia pace, dimentichiamo entrambi!... Lasciarvi? E lo dite da senno, Loreta! E lo stimate possibile? Esitereste? Lo chiedete!

poi che fuor di sospetto e di martiri, godo del ben che ne l'alme s'interna, deh! non turbate la mia pace eterna col pianto vostro, e co' i vostri sospiri. Qui mi viv'io, dove 'l pensier non erra; dove luogo non ha terreno affetto; e co' i piè calco gli stellanti chiostri. E se quassù giungesser gli occhi vostri, vedendo fatto me novo angeletto, qui bramareste, e non vedermi in terra.

«L'amore è stato paragonato ad una lama che, troppo a lungo rinchiusa, irrugginisce e corrode la guaina. Al misero Goffredo, quell'amore fortissimo per una donna ignota, compresso per così lunga stagione nel profondo del cuore, aveva turbate, distrutte, le fonti della vita. I venti contrarii, le stazioni forzate nei porti del Mediterraneo, tutto concorreva ad accrescere i disagi del tragitto; laonde il desiderio di giungere si tramutò in febbre, e colla febbre si svolsero in breve ora i segni dell'interno struggimento di quelle membra affralite. La nave non aveva anche oltrepassata la punta estrema di Sicilia, che gi

Il quale, un giorno, stanco della ripulsa di lei, se fece a parlarle in tal guisa: Voi piangete, madonna, e turbate il riso divino della vostra bellezza. A qual pro' se tutti vi hanno dimenticata? Non parlate così! diss'ella con accento severo. Quando tutti m'avessero dimenticata, non mi abbandonerebbe il pensiero di mio padre. Ahimè, madonna! replicò il Buontalenti. Vostro padre....