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Due giovani cuori che si amano, si trovano tanto bene in una capanna.... Figuratevi poi in un canestro! Era giorno di mercato. I due reclusi rividero la luce, furon tratti sulla piazza e posti in vendita al miglior offerente.

Gustavo Modena tornò a Milano in sullo scorcio del 1859. Immutabile ne' suoi principi, la mente piena di ubbie, diffidente, iroso, più che mai taciturno, d'altro non parve preoccuparsi che di speculare sul proprio talento, riprendendo con lena le rappresentazioni teatrali. Ricomparve infatti nell'autunno sulle scene del teatro Re, e i Milanesi lo rividero, dopo un'assenza di undici anni, sotto le sembianze di Cittadino di Gand, in quel dramma politico, dalle tinte cupe, che'gli aveva offerto il destro, ai tempi della dominazione austriaca, di imprecare con tanto successo contro i tiranni. Strano a dirsi: il teatro Re non era affollato a quella prima rappresentazione; la platea non era stipata, i palchi a met

Quando fu nella sua camera, diè libero sfogo al proprio dolore: si ricordò che Valancourt, sempre più amabile per lei, era bandito dalla sua presenza, e forse per sempre. Essa impiegò nel pianto quel tempo che la zia consacrava ad abbigliarsi. Quando si rividero a tavola, i suoi occhi tradivano le lacrime, e ne fu duramente rimproverata.

In quell'occasione si pianse di commozione e di gioia; nessuno però ne provò tanta quanto la giovinetta, oramai sicura di rivedere il suo Giovanni. Essa non aveva scordato le belle passeggiate, e le canzoni dell'aia, e i balli dell'autunno. Si rividero.

Più volte, il curato e gli altri lo credettero morto e lo rividero più volte risollevarsi con più acceso accanimento, finchè fu sgombro il fienile e salvata la casa. Dopo due giorni, Gian-Paolo moriva per la febbre delle scottature. La migliore industria estiva nei paesi alpini consiste nell’andare per Guida cogli alpinisti. Nelle Alpi nostre ne campano un cento cinquanta persone.

Ma la prima sera in cui si rividero, il primo momento, in un palchetto della Pergola, a Firenze, senza parlare, senza toccarsi la mano, dinanzi a molta gente, scambiarono quello sguardo ardente che rimescola il sangue e per cui due vite s'uniscono. E fu una spaventosa tempesta la passione che li travolse. A voi non piacciono i ritratti di donna.

Un giorno, non so come, Guido ritrovò un'antica fiamma; si rividero, ricordarono, ci corse un biglietto ed un convegno. Guido vi si lasciò trascinare più per debolezza che per un trasporto; più di tutto si vergognava della figura di collegiale. Come lo seppe Emma? Fu un servo imprudente, un'amica zelante, una lettera smarrita?

Due volte si rividero, due volte si lasciarono e gli anni scorrevano. La gioventù di entrambi declinava; le belle ore, le ore delle liete e serene speranze fuggivano per rientrare nel passato; essi passavano volta a volta per le tristi e gioconde vicende che sono di ogni uomo, essi vivevano e la gioventù moriva. Gi

Poi non si rividero più. E forse in quel cuore, ove aveva regnato Adriano, restò una ferita, ed in quello, ove aveva regnato Vitaliana, una cicatrice. L'inverno giunse. I balli cominciarono. Vitaliana rientrò nel mondo al primo ballo delle Tuileries. L'effetto che vi produsse fu immenso.

Ciò fu la liberazione per don Gabriele. Il marchese lo tirava dal limbo come un tempo il Cristo ne aveva tirato il re Davide e compagnia. Don Gabriele credeva compromettere l'onore della casa di Tregle continuando a fare l'istrione. Guarì a vista. I napolitani lo rividero con gaudio far dare le batoste al frate dal marito geloso ed allo sbirro da Pulcinella. Don Gabriele però si dette un allievo, quando cominciò a rappresentare una parte politica. Ma quello allievo, ahimè! non aveva la divina scintilla dell'improvvisazione del maestro, i suoi tratti arguti e vivi, le sue risposte scintillanti. Don Gabriele se ne desolò dicendo: Mille miserie! l'arte morr