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Aggiornato: 29 maggio 2025
La donna piace per un poco, poi viene a fastidio; ma questo quanto piú invecchiamo piú ne piace. Lasciam questo: che cerchi da me? BALIA. Ho da farti un'ambasciata di Olimpia. MASTICA. Che fa? BALIA. Eh! che fa la povera martorella? piange e sospira sempre, né so come gli occhi possano supplire a tante lacrime e il petto a tanti sospiri. Io ho visto femine innamorate, ma non mai come questa.
SQUADRA. Or questo sí che desiderarebbe veder Olimpia prima che si pieghi: di buttar sette persone in terra. TRASILOGO. Ma oimè, che la gelosia m'ha posto un verme nel core che mi rode tutto e mi scompiglia: che verme, che verme! Io sento Amore che con cento cannoni mi dá la battaria all'anima.
Essa fece gli onori di tutte le parti della villa, come aveva promesso; presentò al dottore le varie insalate, le ortensie, i garofani, i conigli, ed il dottore mostrò ad ogni volta, e scrupolosamente, la faccia di chi «è lieto di fare una conoscenza,» come si dice. Quando quest'ispezione fu terminata, era l'ora del desinare. Olimpia venne ad avvertire che la tavola era pronta.
Mirami un poco in viso: è faccia questa da sprezzarsi da Olimpia? Io mi ho inteso lodar di bellezza e ho fatto morir le migliaia delle donne d'amore a dí miei; e chi m'avea a dormir seco lo riputava a molto favore, per aver razza d'un par mio per uomini da guerra. SQUADRA. Olimpia è come l'altre: s'attacca sempre al peggio.
Evidentemente, quella era una casa ariostesca, e il nome del nuovo venuto confermava la teorica foggiata lì per lì da Gino Malatesti. Per il signor Orlando non c'era che il guaio di essere stato innamorato di Olimpia, e di averla sposata; ma come evitarlo, quel guaio? Angelica era sua sorella, e se anche non lo fosse stata, avrebbe dovuto amar piuttosto Medoro.
17 Tratti che si fur dentro un picciol seno, Olimpia venne in terra; e con diletto in compagnia de l'infedel Bireno cenò contenta e fuor d'ogni sospetto: indi con lui, l
SQUADRA. Ogni cosa è difficile a chi fugge fatica, è bisogno porsi a pericolo chi vuole. Voi vorreste che Olimpia vi fusse portata in camera e vi fusse spogliata e posta in letto, e che un altro vi ponesse..., SQUADRA.... quasi mel facesti dire. TRASILOGO. Lascia parlar a me dove bisogna. SQUADRA. Bisogna por mano a fatti, non a parole, ché i fatti son maschi e le parole femine.
MASTICA. Ma avertete che bisogna star un anno in banchetto per ristorarmi della paura presa per avermi cacciato di casa senza cagione e senza mangiare. SENNIA. Eh! dilla su. MASTICA. Olimpia è maritata... SENNIA. È maritata la mia figliuola? MASTICA.... con un gentiluomo... SENNIA. Chi gentiluomo? MASTICA.... che s'era finto vostro figliuolo. SENNIA. La mia figliuola è maritata?
TEODOSIO. Io veramente son Teodosio padre di Olimpia, e questo è il vero Eugenio mio vero figliuolo! EUGENIO. E siamo stati venti anni in man di turchi e abbiamo rotta la prigione e siamo venuti a Napoli per saper se fussero ancor vive. SQUADRA. Oh oh, come risponde quest'altro a tuono, alle consonanze! TEODOSIO. O Sennia molto amata, o Sennia poco goduta e molto sospirata!
SENNIA. Prima che entriate in altro ragionamento, parmi venghiati a riposarvi, ché per la fatica grande ch'avete sopportata la notte e il giorno stimo che non possiate regervi in piedi. OLIMPIA. Andiamo, fratel mio. SENNIA. Vo innanzi, Eugenio figliuol mio.
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