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Che sei uno scimunito; interruppe Tuccio di Credi, dando al Chiacchiera una guardataccia, che pareva volesse mangiarselo. Ma il Chiacchiera non si spaventava per così poco.

I due nuovi venuti restarono immobili in un angolo, guardando quella scena terribile; messer Dardano estatico, beato di assistere ad un miracolo dell'arte; Tuccio di Credi avvilito, rodendosi dentro di , alla vista di quell'ingegno singolare che resisteva ai colpi più gravi. Ma che cosa avveniva in quel punto?

Poco stante si udì un rumore di passi nella camera attigua, e Tuccio di Credi apparve sulla soglia. Il povero Tuccio aveva per solito una faccia rabbuiata, ma quel giorno aveva senz'altro una cera da funerale. Maestro, diss'egli, è qui messer Luca Spinelli. Ah, bene, fallo entrare; gridò mastro Jacopo.

Una settimana dopo il dialogo che io v'ho riferito brevemente, si rizzavano i ponti e Spinello si metteva al lavoro, aiutato da Tuccio di Credi, il quale macinò e mesticò i colori del suo compagno d'arte, diventato suo principale, assai meglio che non avesse fatto in Arezzo. messer Dardano Acciaiuoli ebbe a pentirsi della commissione data a Spinello Aretino.

Gli sapeva male che non ne avessero parlato essi per i primi, poichè Tuccio di Credi li aveva avvertiti d'ogni cosa; parendogli giustamente che un maestro, un principale, avesse diritto a quella piccola attenzione da parte loro. I giovani stettero a sentirlo e si guardarono alla muta tra loro. Era venuto per Angiolino Lorenzetti il momento di far onore al suo soprannome di Chiacchiera.

Tuccio di Credi si allontanò, per andare a raggiungere Spinello e messer Jacopo, che stavano in sagrestia a leticare coi massari del Duomo. Dico che stavano, ma potrei restringermi al singolare, poichè Spinello taceva, e mastro Jacopo sosteneva tutto il carico della conversazione con quei bisbetici messeri.

Tuccio di Credi, per esempio, passava le mezze giornate davanti all'altar maggiore di Santa Lucia de' Bardi. Che vi pare, monna Tessa? Non si direbbe die il pittore ha preso a modello la figlia dell'orafo, che sta qui nel Borgo, nelle case dei Nucci?

Spinello pensò che egli fosse l'architetto, oppure uno dei massari della nuova chiesa. Il vecchio cavaliere si avvicinò bel bello ai due giovani, e rivolgendo il discorso a Tuccio di Credi, gli disse: Forse vi occorre qualche cosa, messeri? No; rispose Tuccio di Credi, ammiccandogli; eravamo entrati per osservar le pitture; ma non ne vediamo traccia.

Orbene, disse mastro Jacopo, rabbruscandosi; e se avesse proprio voluto fare un ritratto, che ci vedreste di male voi altri? Niente, Dio guardi; niente nell'intenzione. Ma quanto all'esito del tentativo.... Vedete qua Tuccio di Credi, il quale sostiene che la somiglianza è tutta dovuta alla parsimonia dei tratti. Il vostro protetto ha trovata l'aria della figura, e nient'altro.

Quel degno gentiluomo non istette in forse, e il giorno dopo che ebbe ricevuto il messaggio della povera donna, si avviò con gran diligenza ad Arezzo, per vedere in che modo potesse tornar utile alla dolente famiglia. Era appena giunto in Arezzo, che gli si parò davanti agli occhi la torbida figura di Tuccio di Credi.