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Indifferente in apparenza, il conte si era accorto da un pezzo della simpatia di sua moglie per l'amico; ma se da una parte la stima che aveva per Rosalia e dall'altra la fatta scoperta dell'amore di Ermanno per Massimiliana, lo assicuravano contro ogni pericolo, egli metteva ora una specie di piacere un poco cattivo nel togliere alla donna ogni più lontana illusione. Era la prima volta che sua moglie gli aveva dato ragione di sospettare, e l'idea del pericolo lo aveva sul principio turbato un istante. Non aveva mostrato il suo turbamento come non mostrava nessun altro moto dell'animo; ma per una reazione frequente, la sicurezza riacquistata non lo faceva indulgente verso l'oggetto della passata preoccupazione. «Non hai tu visto come guarda Massimilianadiceva; «ci vuol poco a capire che si è messo in testa di esserne innamorato! E i tipi di quel genere non si smontano facilmente...» Con una mano afferrata al bracciuolo della poltrona, con l'altra strettamente increspata fino a conficcarsi le unghie nella palma, la contessa faceva degli sforzi su di stessa per non gridare al marito: «Taci!.. Tu non sai quel che dici!... È un'assurdit

Nello stesso tempo che sosteneva la giovanetta, la contessa si guardava intorno, confusa. Ella sentiva tutta l'eloquenza di quel pianto, di quell'unica risposta, ma non arrivava a comprenderne il significato. Allora, se lo amava, che cosa volevano dire le sue parole e perchè si disperava a quel modo?.. In mezzo ai singulti, abbandonata fra le braccia dell'amica, Massimiliana rispondeva: «Non posso... non posso... Mio Dio, dovevo prevederlo!.. Io non ho nulla, voi lo sapete... vivo di elemosina, della carit

Ermanno non aveva lo spirito così libero da notare l'espressione con la quale Massimiliana, anch'essa invasa da un intimo sgomento in vicinanza di Ermanno, aveva pronunziate quelle parole, la specie d'insistenza che ella aveva messa nel notare quella originaria diversit

Essi erano giunti dinnanzi alle prime case della borgatella; le contadine, ferme sugli usci, guardavano curiosamente la coppia; e una di esse, spingendo col gomito una compagna per richiamarne l'attenzione, aveva esclamato con tutta l'espressiva efficacia del dialetto: «Come è bella l'Inglese!...» Ermanno aveva visto l'atto e udite le parole. Vi era una grande lusinga per lui in quell'ingenuo giudizio, una intima lusinga che si traduceva nell'espressione ridente dello sguardo; e voltandosi a guardare Massimiliana, egli disse: «Ha sentito, signorina?... La prendono per una Inglese...» Massimiliana di Charmory sorrise lievemente. «Tutti gli stranieri sono Inglesi per questa buona gente!...» In quel punto, gli occhi le erano andati sopra un altarino scavato nel rustico muro che chiudeva un podere, e tutto ornato di frasche e di aranci, su cui erano sparsi dei piccoli fiocchi di candida bambagia. «Guardidiss'ella, arrestandosi un momento dinnanzi. «Che cosa significa?..» Ermanno, che aveva scorto quei fiocchi bianchi, oggetto dell'attenzione della sua compagna, rispose: «È per ricordare la neve caduta durante la notte del Natale...» Egli aveva pronunziate quelle parole con un leggiero turbamento. Conosceva da ragazzo l'uso tradizionale che in un paese dove l'inverno è una continua primavera, vuol ricordare intorno all'imagine del Salvatore l'ostilit

Lasciando tratto tratto di scrivere, Massimiliana si prendeva la testa fra le mani, atterrita dalle visioni che le sfilavano dinnanzi. Un altro mondo esisteva! ed ella ne aveva adesso la rivelazione, per sentirne l'incauto ma per apprezzarne anche l'impenetrabilit

Cercava nondimeno di trarre profitto della circostanza per osservare il contegno di lui in presenza di Massimiliana; ma nulla poteva in quel momento rivelarle ciò che ella aveva paura di scoprire.

Ermanno si era messo a cavalcare dalla parte della viscontessa d'Archenval, alla quale, nelle poche volte che l'aveva incontrata, aveva dimostrata una simpatica premura. Le sue sofferenze, i rapporti che passavano fra lei e Massimiliana, gliela facevano considerare con raddoppiato interesse; e come la viscontessa aveva una volta dichiarata la sua passione per i fiori, egli gliene aveva mandato spesso interi canestri. La signora d'Archenval ricambiava cordialmente la sua simpatia, ed in quel momento stesso lo ringraziava, col sorriso un po' triste d'inferma, dei suoi doni gentili. Ermanno fissava di tratto in tratto lo sguardo sulla signorina di Charmory, che gli stava di fronte. Ella spariva sotto un mantello-veste di panno grigio con striscie di petit gris, e girava un'occhiata distratte per il paesaggio. La viscontessa, sepolta fra le pelliccie e i plaids su cui teneva dei mazzi di fiori campestri, aveva le magre guancie soffuse d'un leggero incarnato e respirava con le labbra un poco dischiuse, battendo spesso le palpebre. La sua figura disfatta formava uno strano contrasto accanto alla contessa Rosalia, che portava un mantello di lontra foderato di raso rosso e un cappello a barca di feltro muschio, e che, piena di salute e di vivacit

Vedere la signorina di Charmory e fissar su di lei il proprio desiderio imperioso, era stato tutt'uno. Ma egli aveva ben presto compreso come gli ordinari mezzi d'attacco, la seduzione sentimentale o la bassa corruzione, si sarebbero spuntati contro la diffidenza che aveva letta in Massimiliana, e più contro la seriet

Giusto, la viscontessa d'Archenval riposava quel giorno sopra una sedia lunga, in una fase improvvisa di peggioramento; talchè, dopo essere stata un poco accanto a lei, come l'inferma si assopiva, Rosalia di Verdara potè passare con Massimiliana nella camera di quest'ultima.

In quel contrasto interiore, ella non aveva trovato di meglio che allontanare il momento in cui avrebbe dovuto render conto della missione compiuta; , da parte sua, Ermanno pareva volerlo affrettare. Lo sforzo che egli era riuscito a fare su di stesso, rivelando alla contessa l'amor suo per Massimiliana, aveva esaurita la sua iniziativa.