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⁵⁸ Dassori, op. cit., p. 799, attribuisce a Silvestro Palma quest’opera, che dice primamente rappresentata in Napoli, nel 1792.

Il viaggiatore che attraversa per la prima volta il deserto, appena è se si arresta alle poche oasi che incontra, però che egli ne ignora l'eccellenza ma quando le sabbie ardenti e i raggi del sole gli hanno appreso la durezza del cammino, egli ripensa con desiderio al tetto che lo copriva; e se mai gli avviene di avventurarsi per le stesse vie, ricerca avidamente il povero rezzo della palma, e non sa abbandonarlo senza un sospiro."

Rispondendo ingenuamente di avere poche lire in tasca e di averne bisogno per i suoi minuti piaceri di pranzo e cena, le fece vedere sulla palma della mano. Serviti, disse. Allora Gerolamo si contentò di una moneta di due lire che prese con molta disinvoltura.

Egli aveva appena finito di dar ragione a quel lume dei savi, a quella perla dei padri, che un servo apparve nel prato, con una gran foglia di palma disseccata e foggiata ad ombrello. Tolteomec lo vide e si alzò.

La cara donnina aveva intorno a uno stormo di colombi, cui dava da mangiare, costringendoli talvolta a venire a prendere le briciole sulla palma della mano. Come vide il dottore, non si rizzò, gli fece un saluto ed un cenno perchè aspettasse alquanto e non si movesse. Il dottore s'impalò duro duro e non fiatò nemmeno.

Sedette ad una tavola vicino alla finestra, a pian terreno; e mentre stava aspettando, appoggiati i gomiti al desco e il mento nella palma delle mani, si diede a guardar giù nel piano dove serpeggiava la strada per cui egli era venuto.

Bernardino riveduto il sole aperto, e sentendosi salvo, battè palma a palma, saltò, gridò per allegrezza, chè lo istinto di vita prevalse in quel punto potentissimo sopra ogni altra passione; ma subito dopo si accorse quanta gli rimanesse causa di pianto, e come fosse turpe cosa mostrarsi esultante: rannicchiavasi pertanto ai piedi di Giacomo, e supplice gli chiedeva perdono.

Il favore del pubblico accompagnava sempre Salvatore di Palma, autore della pietra simpatica.

Ecco la chiave! gridò egli, entrando col prezioso arnese tra le dita. Essa era a terra, di costa al tavolino. Anch'io ho trovato la mia! borbottò Roberto Fenoglio, guardando di sott'occhi madonna Laura. Quindi, fattasi scorrere la palma della mano sulla fronte, come un uomo che ha presa una deliberazione, entrò a parlare in tal guisa. Felicino, amico mio, ti presento mia moglie! Tua moglie!

La fanciulla sgranò tanto d’occhi, sorrise e battè palma a palma, con atto di gioia infantile.