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Al cenno del re, i deditizii furono fra le armi accompagnati ai piedi del soglio. Precedevano i principi sassoni e turingi, l'arcivescovo di Magdeburg, il valoroso vescovo di Alberstadt, Ottone di Nordheim, Magno duca di Sassonia, il conte Ermanno, Federico palatino, Teodorico conte di Cantelenburg, Adalberto langravio di Turingia, i conti Rudiger, Sizzo, Bern e Berengario.

Occorreva provvedere e sùbito; e per ciò Ermanno Hart ricevette, da a due giorni, un invito a pranzo, pel quale non seppe nascondere la grandissima gioia e la immensa soddisfazione.

Se non volete accompagnarmi, andrò sola...» E fece per allontanarsi. Allora la contessa la trattenne: «Aspetta... vieni con me...» Ella dette al cocchiere l'indirizzo di Ermanno. Poichè suo marito doveva essere a quell'ora presso l'amico, ella lo avrebbe fatto chiamare. La carrozza correva rapidamente, intanto che le due donne si tenevano per mano, in silenzio.

Ermanno Raeli, che aveva incontrato una o due volte il duca e si era interessato a lui come a tutto ciò che aveva qualche rapporto con Massimiliana, aspettava l'avvenimento con ansiet

Fuggendo la baraonda cittadina, con un bisogno di concentrazione nel movimento, Ermanno Raeli se ne andava a cavallo per la campagna, ora slanciandosi al trotto, ora proseguendo al passo secondo l'umore del suo svelto ed elegante animale o le folate dei proprii pensieri. Egli non sapeva quale via tenesse; non vedeva nulla dinanzi a , con lo sguardo fisso lontanamente, ad una visione gentile.... Gentile, , era il termine che le conveniva. Gentile era la seriet

Ogni cosa le girava ora d'intorno, come presa dalla vertigine che era in lei, il terreno le mancava sotto i piedi al ritmo cullante di quella mazurka di Chopin... e con accento di supplica, mentre il viso di Ermanno quasi la sfiorava, ella mormorò: «Basta!.. basta!..»

Prendendo parte alla conversazione, la contessa serviva il the ai suoi amici, e ad un tratto sopravvenne Giulio di Verdara. «Ci sei capitatoesclamò, con un risolino, nello scorgere Ermanno; poi, rivoltosi alla signorina Massimiliana: «È leiaggiunse, «che ha avuta la virtù di apprivoiser l'amico mioLa contessa reclamava allora la sua parte di merito. «In verit

Passarono due settimane. «Bella giustizia avete nei vostri paesidissi una sera al farmacista di Genazzano, nella cui bottega, come in quella del suo collega, di Ermanno e Dorotea, solevansi radunare le persone più importanti del luogo. Il figlio dello speziale, padre della bella Sofia, allora mi rispose: «Ma che pensate mai, signore?

Indifferente in apparenza, il conte si era accorto da un pezzo della simpatia di sua moglie per l'amico; ma se da una parte la stima che aveva per Rosalia e dall'altra la fatta scoperta dell'amore di Ermanno per Massimiliana, lo assicuravano contro ogni pericolo, egli metteva ora una specie di piacere un poco cattivo nel togliere alla donna ogni più lontana illusione. Era la prima volta che sua moglie gli aveva dato ragione di sospettare, e l'idea del pericolo lo aveva sul principio turbato un istante. Non aveva mostrato il suo turbamento come non mostrava nessun altro moto dell'animo; ma per una reazione frequente, la sicurezza riacquistata non lo faceva indulgente verso l'oggetto della passata preoccupazione. «Non hai tu visto come guarda Massimilianadiceva; «ci vuol poco a capire che si è messo in testa di esserne innamorato! E i tipi di quel genere non si smontano facilmente...» Con una mano afferrata al bracciuolo della poltrona, con l'altra strettamente increspata fino a conficcarsi le unghie nella palma, la contessa faceva degli sforzi su di stessa per non gridare al marito: «Taci!.. Tu non sai quel che dici!... È un'assurdit

La contessa, che aveva pronunziata l'ultima frase lentamente, quasi tremando, ma studiando, senza averne l'aria, l'espressione di Ermanno, aggiunse con uno stento più grande dopo l'atto sfuggitogli: «Credo anzi che sia una decisione gi