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Aggiornato: 5 settembre 2025


Ermanno non aveva lo spirito così libero da notare l'espressione con la quale Massimiliana, anch'essa invasa da un intimo sgomento in vicinanza di Ermanno, aveva pronunziate quelle parole, la specie d'insistenza che ella aveva messa nel notare quella originaria diversit

Una notte egualmente insonne ed angosciosa era stata anche quella passata dalla contessa di Verdara. Soccorsa Massimiliana, ella era discesa a cercare di Ermanno, con l'idea dello strazio a cui doveva essere in preda. Non l'aveva trovato, e la sua preoccupazione era cresciuta. Aveva allora pregato suo marito di far venire la carrozza, non fidandosi più di assistere a quella lugubre festa.

In tale stato di spirito, egli non aveva fatto nulla per affrettare la risposta della contessa; ancora più avrebbe aspettato senza l'inquietudine che una lunga clausura di Massimiliana e della signora d'Archenval gli aveva fatto nutrire. Ma questa circostanza appunto aveva suggerito a Rosalia di Verdara un pretesto per evitare di prendere un partito. Come Ermanno aveva cominciato a chiederle un giorno notizie delle ospiti delle Palme, ella gli aveva risposto che nelle peggiorate condizioni di salute della viscontessa non era stato possibile veder da sola Massimiliana; ma che, per ciò stesso, la partenza dei d'Archenval restava indefinitamente rimandata. Questa certezza bastava ad Ermanno. Se la previsione d'un rifiuto era per lui così penosa che il suo stesso senso della vita ne restava menomato, l'idea del conseguimento del suo sogno lo riempiva di turbamento fino all'intime fibre. Per le nature contemplative, il tradursi in atto di ciò che si è vagheggiato idealmente, in secreto, senza confessarlo a stessi, si accompagna ordinariamente con un senso d'intimo sgomento, per l'esagerata coscienza della propria inettitudine dinnanzi alla realt

All'occhio d'un osservatore superficiale, nulla trapelava della inclinazione che Ermanno Raeli sentiva ogni giorno più grande per la signorina di Charmory; le persone che il cambiamento operatosi nella sua vita impressionava, avrebbero potuto egualmente sospettare che le sue assiduit

E, tardiva ma inesorabile, essa raggiunse il colpevole al suo ottavo o nono delitto. Ermanno Flart era uno dei più bravi discepoli del professore, e suo aiuto in molte delicatissime esperienze.

Aveva presa la sua risoluzione: bisognava cercar subito di Ermanno. Non sapeva dove si sarebbe diretta; doveva trovarlo. Se avesse conosciuto il suo indirizzo sarebbe andata direttamente a casa di lui.

Preso dalle dolcezze della nuova vita, Ermanno aveva finito naturalmente per rimpiangere il tempo in cui non le aveva cercate; per ciò stesso, dinanzi alla felicit

Nella penombra del salottino, la contessa aveva chiuso gli occhi, abbandonando la sua mano nella mano calda e fremente di Ermanno. Ad un tratto, l'aveva svincolata, alzandosi. «... vedrò... alla prima occasione...» Egli non si era accorto del suo pallore mortale, del tremito delle sue labbra; non si era neanche accorto che lo congedava.

A questa enimmatica condizione di cose pensava la contessa Rosalia di Verdara, intanto che la sua carrozza, alcuni giorni dopo la visita di Ermanno Raeli, la trasportava verso l'Hôtel des Palmes. Che cosa andava ella a farvi? Un sorriso fra d'incredulit

Scrissi un articolo su quel saggio, non discutendo le idee dell'autore, ma riesponendole in poche parole e dimostrando tutta la simpatia che quello spirito così serio m'aveva destata. Qualche giorno dopo, ricevetti la visita di Ermanno Raeli. Me ne ricordo come se fosse ieri.

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