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La servetta trasalì e levò il capo: si rizzò pure il gatto e fece arco della schiena, e sbadigliò. La voce veniva dalla camera da letto della signorina Sofia. Milia! Milia! Il gatto scese dalla finestra e s'avviò. La servetta raccolse il merlettino, il gomitolo, l'uncinetto e ammucchiò tutto sui fascicoli del romanzo. S'alzò e scosse il grembiale. La voce interna insisteva: Milia! Milia!

PARDO. Pedolitro, la giusta cagion, che me ne dái, mi fa prorompere in tanta rusticitá. Ditemi si avete imparato in Turchia a beffeggiar gli amici. PEDOLITRO. qui in Turchia è convenevole. PARDO. Perché darmi ad intendere che sète stato in Constantinopoli e visto mia moglie Costanza, e Cleria mia figlia chiamata Sofia e conosciutala serva d'un alloggiamento in Vineggia?

È facilissimo, Sofia; ma quando, come te, si ha la fronte severa, gli occhi tristi e la bocca senza sorrisi; quando si vestono abiti oscuri; quando si va in un angolo a pensare, mentre tutti gli altri ballano e scherzano; quando invece di ridere si legge, ed invece di vivere si sogna; quando, giovane ancora, si ha l'aria stanca e vecchia, allora è difficile esser amata.

Sofia era un'amante poetica, ideale: e lui un bravo giovinotto che credeva alla espressione: amo la sola anima: come si vede, di poca esperienza, e che aveva due bellissimi occhi. Ma perchè mo' non si deve credere alla sola anima? Natura umana!

PARDO. Veramente, la venuta di costui m'ha posto in grandissima confusione; la mano di mia moglie è vera: perché costoro m'han detto, che sia morta? Dice che conosce costei in casa di un alloggiatore, e chiamata Sofia. A che proposito affermarlo cosí costantemente, se non fusse vero?

E si accinse al lavoro; scrisse a Sofia che una importante operazione finanziaria, una grossa liquidazione gli impediva di andar da lei per quattro o cinque giorni, che presto sarebbe ritornato, che l'adorava sempre.

Si levò dalla tavola e venne a porsi davanti alla finestra. Mise le mani spiegate sul davanzale. E, gravemente, soggiunse: Senti, Sofia, lascialo! Io te lo volevo dire da tanto tempo! Pensa a te, pensa a te! Quell'uomo non è fatto pel tuo carattere nobile e fine. Lascialo. Egli ti lascer

Il pranzo fu allegro, abbondante, saporito, pieno di chiacchiere e di barzellette, largamente inaffiato da quel vecchio vin di barbéra che tiene vegeto il marito e così fresca e saporita la sora Sofia. Si parlò di cento cose e un poco forse anche dell'arginello e dei tre mattoni caduti nella bocchetta d'acqua; ma si mandò il sopraluogo al dopo pranzo, quando fosse calato un poco il sole,

Ma appena uscito da quella porta, le sue ferite cominciavano a sanguinare. Egli era un mentitore, un traditore, un vigliacco che ingannava una giovinetta nobile e onesta; era indegno del suo amore, egli il buffone, egli il Pulcinella. Sinallora la sua mente era rimasta ottusa, egli aveva amato il suo mestiere, ne aveva compreso il solo lato buono, gli era parso di non essere da meno degli altri uomini che lavorano; ma le parole di Sofia gli avevano acuito l'ingegno, lacerato il velo che gli ottenebrava l'intelletto: suo padre gli aveva lasciato in eredit

Il libro cadde dalle ginocchia a terra, il nostro giovanotto si riscosse al rumore, si guardò attorno meravigliato, quasi si toccò per riconoscersi. Era proprio lui, Roberto Montefranco, colto in flagrante delitto di meditazione! Il crepuscolo cadeva come una fina pioggerella di cenere grigia; Sofia in piedi dietro i vetri del balcone guardava giù nella strada popolata e rumorosa.