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Qual buon vento ti porta qui, così di buon'ora? domandò prete Barnaba, mentre con l'aiuto d'un chierichino infilava la pianeta per la messa. Non è un vento, confessò Giusto, e sopra tutto non è un vento buono; è un uragano maligno. Prete Barnaba si fece il segno della croce dinanzi al Cristo di sagristia, e non rispose verbo perchè fiutava da lontano un gran pericolo.

Infilava l'ago per preparare alle innocenti caldi panni ritagliati dalle sue sottane; fasciava i loro piedini con pelli di animali, e metteva il pelo all'interno, perché la delicata epidermide si trovasse meglio riparata. Nei giorni peggiori, ricorreva a cento invenzioni ingegnose per trattenere le due bimbe nella baita.

Dopo queste ed altre parole di minor conto, il dottor Collini se ne andò, non senza aver salutato la signora Momina, che lo accompagnò fino sul pianerottolo della scala, come si conveniva ad una persona tanto ragguardevole. Ve'! ve'! disse il Bello, mentre infilava la giacca per uscire a sua volta. È un comodo mestiere, la politica, e ci si guadagna da vivere, senza molta fatica.

Nina non si oppose, e il pittore se n'andò tanto presto da cogliere la notaia sull'uscio. Forse origliava al buco della serratura, o forse in quel buco infilava un'occhiata curiosa, o forse alternava l'una cosa e l'altra. Non mi potevo staccare da mia figlia, confessò la mamma; e come è andata? Bene, mi pare. Ma non ho ancora inteso se il pretendente è lui, o se è un altro.

Per sua disgrazia faceva tanto oscuro che non gli riusciva di mantenersi sulla retta via. Ora infilava una stradicciuola che non aveva sbocco, ora andava a dare il naso contro una zeribak o contro il recinto d'un giardino e ora batteva vie che non aveva mai percorse.

Intanto guardava, esaminava ben bene il modello co' suoi occhi loschi, preparava i ferri in misura, la lana, infilava i punti, e, dopo qualche tentativo più o meno felice, riesciva sempre a copiare la nuova maglia. Allora cominciava a sorridere colla sua povera bocca storta, un sorriso muto e gongolante di legittimo orgoglio.

Il giorno 13 le squadre cittadine cresciute di numero e di coraggio assalivano da più parti il palazzo delle Finanze difeso da forte presidio di soldati; il combattimento fu ostinato e non cessò che la sera; il popolo mancava di artiglieria e non poteva tentare un assalto con fucili od armi corte perchè per forzare i cancelli bisognava esporsi alla mitraglia dell'artiglieria di Porta Nuova che infilava il «Cassero»; durante il lungo combattimento contro le Finanze non si cessò mai dal Castello di lanciare bombe che danneggiavano le case, i conventi, le chiese; si sperava che il terrore avrebbe consigliata la sottomissione, ma l'effetto fu totalmente contrario.

Anche quel lusso che la circondava le pareva soverchio; indossava la pelliccia, infilava nelle dita gli anelli preziosi con un certo piccolo brivido, pensando che il nome di mantenuta le conveniva allora meglio che mai. Non gliene importava; il mondo le era così sconosciuto e così lontano, che non voleva occuparsene; ma sua madre, la buona signora Emma, s'era inquietata per lei.

Primo ad uscire fu un signore alto e svelto, che prese frettolosamente a camminare a quella volta. Ella lo riconobbe e si sentì arrossire mentre infilava un viottoletto, fra i prati. Lo riconobbe anche Wise, che non svoltò, ma gli corse incontro abbaiando festoso. «Wise! qua! ordinò Lucia rivolgendosi.

Dunque?... E così? ripetè Matteo. E diventava sempre più ansioso. Nora, mentre infilava il corsè, guardò lo zio con un'occhiata espressiva, accennando di . Poi si voltò verso lo specchio per ravviarsi i capelli. Matteo, rassicurato, riprese colla calma l'aria sua dignitosa.