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I ministri dell'interno e delle finanze sono incaricati, per ciò che li riguarda, dell'esecuzione del presente decreto. 15 aprile 1849. Un intervento straniero minaccia il territorio della repubblica. Un nucleo di soldati francesi s'è presentato davanti a Civitavecchia.

Il Governo argentino ha il diritto pieno di essere cattivo o pessimo, di fare debiti e d'imporre gravami al popolo, di reggersi come meglio crede, di ruinare o no le finanze del paese.

Il duca Prospero, cominciò allora a spiegare, al direttore dell'Omnibus, tutti i vantaggi morali e materiali che dovevano venire da tali riforme alle esauste finanze del Comune; gli fece toccar con mano che l'opposizione era mossa da interessi privati, e riuscì facilmente a convincerlo che il partito, il colore politico, ci entrava come il cavolo a merenda.

Io uscii dalla cella del frate. I monaci, che attraversavano i lunghi corritoi mi parevano vampiri. Mi chiusi a chiave nella mia cella, per quella notte potei prender sonno. Però, da quella veglia inquieta nacque una ispirazione felice, ed io trovai l'espediente per ristorare le mie povere finanze.

A rivedere i conti finanziari della Gallia, a discutere con Florenzio, il prefetto del pretorio, come sarebbe a dire il ministro delle finanze, per dimostrargli che la Gallia non può tollerare nessun aumento di imposte, e che, del resto, non ve n’era bisogno, perchè il bilancio bastava a tutte le spese necessarie.

Bisognava vedere con che grazia le vi levavano di tasca il denaro!... se un ministro delle finanze avesse di tali esattori il nostro impareggiabile pareggio sarebbe pareggiato!.... bisognava vederle queste care donnine, abituate all'atmosfera profumata dei saloni, al linguaggio adulatore dei felici del mondo, bisognava vederle, ripeto, discorrere confidenzialmente coll'operaio dalla giubba sdrucita, colla popolana i cui vestituccì emanavano degli effluvi tutt'altro che aristocratici, ringraziarli con amabile sorriso, infonder loro speranza, promettere di occuparsi dei loro cari che erano al campo, stringer loro cordialmente la destra.

Eppure la frase terribile non era formata che da poche innocenti parole allusive al ministro delle finanze: «Noi speriamo che la nuova tassa votata dal Parlamento non avr

Segnatamente perchè le finanze dell'impero impoverivano sensibilmente, tra per lo scialacquo di Enrico, che non aveva misura nel donare alle chiese e prodigare pei suoi piaceri, tra perchè l'arcivescovo voleva aprirsi agio ad empire in colmo i suoi progetti di signoria.

I redattori della Stampa, che si consideravano fortunati di aver raddoppiato lo stipendio e di stare in un giornale dove non si sentiva mai parlare di miserie, dove l'amministrazione pareva un piccolo ministero delle finanze, dove nessuno era povero, dal proprietario agli uscieri, e questi avevano modi rispettosi come i domestici delle grandi famiglie, non sarebbero mai andati da don Pio a dirgli che faceva male a spendere, a profonder quattrini nel giornale e nelle speculazioni.

In un paese così economico, io dissi, le finanze dello Stato e dei privati saranno dunque in floride condizioni.