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Dunque?... E così? ripetè Matteo. E diventava sempre più ansioso. Nora, mentre infilava il corsè, guardò lo zio con un'occhiata espressiva, accennando di . Poi si voltò verso lo specchio per ravviarsi i capelli. Matteo, rassicurato, riprese colla calma l'aria sua dignitosa.

Appena Tina fu alzata, ridivenne più melanconica. Nella casa c'era un po' di tramestìo; le due vecchie si davano da fare per il pranzo, perchè volevano averlo pronto a mezzogiorno. Le porte dei due appartamenti rimanevano aperte. Tina prese il caffè col latte bagnandovi dentro una pagnottella, poi tornò nella camera per ravviarsi i capelli con un mozzicone di pettine. Siccome la mammella le doleva ancora lievemente, si ricordò il sogno della rosa, che quell'uomo giovane le aveva piantato con tutto il gambo dentro il capezzolo facendone uscire goccia a goccia il sangue e la vita. Era ancora così pallida, cogli occhi stanchi, cerchiati dalla stessa ombra turchiniccia. E il sogno la riprendeva. Lentamente si sbottonò il corsetto come per cercare la ferita, mentre le pareva di essere un'altra volta seduta sulla porta di quella chiesa, nella quale la gente entrava a fiotti. Infatti quel giorno era domenica. Così seduta, con la mano sulla mammella, quasi nell'atto di arrestarne il sangue, guardava la propria immagine con un sorriso simile ad un brivido. Qualunque cosa potesse ancora accaderle, ella era gi

Per obbedire a quel vago sentimento, che comanda di ornarsi per tutte le cerimonie, anche le più melanconiche, la Margherita aveva voluto accomodarsi di un abito nero decente, e ravviarsi, e lisciare i capelli, il cui nero lucente viepiù spiccava sulla fredda uniforme bianchezza di una pelle morbidissima ma patita. Sul collo, dove un tempo le perle facevano gara di candidezza, ora appena le coccole del rosario parevano segnare la traccia, che fra poco la mannaja solcherebbe. Fra le mani giunte stringeva la crocetta pendente da quello, senza rimuovere mai gli occhi che gi

Un giorno, una domenica, il babbo e i fratelli erano fuori, la mamma, al solito, nello scrittoio, e Giacomo, che teneva d'occhio la Cammilla, la vide uscir dal fondaco, attraversare il cortile, salir le scale. Certo andava in camera sua. Mancava poco all'ora del pranzo; andava in camera sua per ripulirsi e ravviarsi i capelli. Giacomo si sentì spuntare una certa tentazione che lo mise in orgasmo.

Dove voi siete, egli si studia di parer più garbato, e qualche volta ci riesce; ad ogni modo, bisogna tenergli conto dell'intenzione, vedendolo star sulla vita, ravviarsi i capegli, arricciarsi i baffi, tirar fuori dalle maniche e mettere in mostra i polsini della camicia, fare insomma tutti quegli atti, leggermente e graziosamente scimmieschi, per cui egli accenna il desiderio di piacere.

Donato si rizza in piedi, finge di ravviarsi i capelli innanzi allo specchio, abbozza un sorriso a due o tre camerati, esce a passo fermo colla desolazione nel cuore ed il signor Asdrubale dietro. Uno degli orologi più frettolosi di Milano batte la mezz'ora, un altro gli risponde e dieci altri. Donato cammina un breve tratto a gran passi, poi rallenta l'andatura.

Ma per mostrarle che sebbene in collera non cessava d'essere uno zio amoroso e sollecito, ripetè a guisa d'ammonizione suprema: Le apparenze, Teresa mia... ti raccomando di salvare le apparenze. Nella camera quasi buia, ritta davanti allo specchio, la Teresa Valdengo finiva di ravviarsi i capelli. Due volte Guido le aveva offerto di alzare un po' la tendina: ella aveva sempre risposto di no.

Nel passare davanti ad Ariberti, essa gli lanciò una rapida occhiata, e andata più oltre, sotto colore di ravviarsi il cappuccio sulla testa, trovò ancora il modo di voltarsi un tratto e lasciargli vedere il suo stupendo profilo. Indi, leggiera come una gazzella, uscì sulla strada, salì in carrozza e via. Buona notte, adunque!