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«O ciechi affidamenti! o folli aberrazioni! Dal primo istante di vita, voi portate il vostro proprio lutto; fin dalla culla i vostri piedi stanno sulle soglie della morte. Il tempo v'inghiotte istante per istante; come le goccie d'acqua della clepsidra i vostri giorni se ne vanno l'un dopo l'altro; invano tentereste di arrestarne uno solo, voi potete soltanto contarli e quando essi saranno tutti trascorsi, saranno fatti eguali all'attimo alato. Voi chiederete appena: Qual'ora è? e la voce dell'Ignoto risponder

Giuliano, dunque, se anche lo avesse voluto, non poteva più perseguitare i Cristiani col sistema antico. Ed egli non lo ha mai tentato. Ma non bisogna poi pretendere da Giuliano più di quello ch’egli potesse dare. Giuliano non poteva essere un protettore del Cristianesimo. Egli lo combatteva, voleva arrestarne la diffusione, voleva riporgli di fronte il Politeismo ellenico. Questo era il suo programma, e non si può volere che tenesse una condotta che fosse in contraddizione con quel suo programma. Egli non poteva favorire i Cristiani, tenere in piedi i privilegi e le prerogative che avevano saputo conquistare, durante il mezzo secolo del loro dominio. I Cristiani, come vedemmo in Sozomene ed in Socrate, protestavano contro questo ritorno all’antico. Dal punto di vista dei loro interessi, avevano ragione, ma la condotta di Giuliano non era, per questo, persecutrice o riprovevole. È con questi criterî che vanno giudicati quei provvedimenti di rigore amministrativo contro i Cristiani che gi

Un pittore che sappia il fatto suo, al primo vedere una figurina come la figliuola dell'usciere Ippolito, si sente subito afferrare dalla tentazione di arrestarne sulla tela il più possibile, il viso almeno, un po' di collo, le manine bianche, le braccia tonde; il resto viene poi. Così Giusto.

Appena Tina fu alzata, ridivenne più melanconica. Nella casa c'era un po' di tramestìo; le due vecchie si davano da fare per il pranzo, perchè volevano averlo pronto a mezzogiorno. Le porte dei due appartamenti rimanevano aperte. Tina prese il caffè col latte bagnandovi dentro una pagnottella, poi tornò nella camera per ravviarsi i capelli con un mozzicone di pettine. Siccome la mammella le doleva ancora lievemente, si ricordò il sogno della rosa, che quell'uomo giovane le aveva piantato con tutto il gambo dentro il capezzolo facendone uscire goccia a goccia il sangue e la vita. Era ancora così pallida, cogli occhi stanchi, cerchiati dalla stessa ombra turchiniccia. E il sogno la riprendeva. Lentamente si sbottonò il corsetto come per cercare la ferita, mentre le pareva di essere un'altra volta seduta sulla porta di quella chiesa, nella quale la gente entrava a fiotti. Infatti quel giorno era domenica. Così seduta, con la mano sulla mammella, quasi nell'atto di arrestarne il sangue, guardava la propria immagine con un sorriso simile ad un brivido. Qualunque cosa potesse ancora accaderle, ella era gi