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Aveva però qualche cosa da dire. Ieri la mamma mi ha dato uno scappellotto. Ti ha fatto male? Alla fanciulla si gonfiarono gli occhi. Voglio andar via, conducimi con te. Ma dove vuoi che andiamo? Non lo so: tu hai dei danari adesso, ti fai dei vestiti. Quello , rispose Tina con lieve sorriso, è il primo, l'altro non era mio. Cosa importa? prendimi con te. Tu sogni.

Quando Tina lo vide alzare la tenda della porta, che dava nel salotto, tornò indietro per fuggire: le sue scarpine non scricchiolarono sul tappeto, girò la maniglia dell'usciolo, e dal corridoio si precipitò alla porta. Dove andate? le gridò la signora Cesarina uscendo dalla cucina.

Tina era vestita: rimise lo specchio al solito posto, si abbassò ancora sulle ginocchia per rimirarvisi, versò da un'altra bottiglia qualche goccia di odore nel fazzoletto; ma Bettina gridò tendendo le palme: Anche a me, anche a me. Tina si sentì mancare sotto le gambe. Nuovamente il sudore l'inondava, ricadde sulla sedia col fazzoletto fra i denti, orribilmente pallida.

Tina ebbe un atto come di chi improvvisamente ricordi. Ah! dovevo immaginarmelo, l'altra esclamò con un tremito di collera nella voce: sempre così colle tue delicatezze! Eppure ti avevo detto più volte che in casa non ci restava più danaro. Allora la fanciulla mormorò: Mi sento male. Che cosa hai?

La mamma ebbe un sospiro pensando ai propri tempi belli, mentre Tina invece avrebbe voluto domandare il nome del signore, che attendevano; ma non l'osava. La signora Cesarina in quell'ampia veste da camera, color di edera morta e orlata di blonde rossigne, le imponeva un rispetto quasi pauroso: il suo riserbo e la calcolata inutilit

Vedete, diceva la signora Veronica, Tina non era fatta per una simile vita: io l'ho sempre pensato. L'altra, ricordando come i suoi suggerimenti fossero stati più efficaci dei propri, si volse nervosamente; ma la signora Veronica non sentì la meraviglia di quell'occhiata. Il suo volto grasso, che pareva sempre un po' sudicio, aveva la solita calma.

Tina se ne accorgeva a certi segni, alle dispute della mamma per la mancanza di danaro, o alla sua aspettazione febbrile per le visite di quell'altro signore vecchio, al quale adesso correva incontro senza alcun riguardo di essere veduta, quando egli la baciava. Una volta la mamma invitò a cena il soldato, malgrado l'ostinata opposizione della serva.

La signora non era bella e nemmeno più giovane, con una di quelle arie superbe che sembrano voler significare, magari inutilmente, il disprezzo verso la povera gente. La mamma si era voltata ad esaminarla per di dietro. E dire che fui io a farla entrare come cameriera in casa dell'Adelaide Tessero: senza di me forse non avrebbe fatto fortuna. Ci vuole testa, Tina, specialmente in principio.

Ma la mamma, appena stava bene, non si ricordava di quei dolori improvvisi. Tina aveva conosciuto anche un vecchio signore.

Almeno lo credeva. La signora Veronica comparve con Tina: la madre guardò subito a questa, meravigliandosi di vederla entrare a testa alta. Ma si udiva piangere Betta nella stanza lontana. Mi hanno detto che volete vedermi, disse Tina con un certo tremito nella voce. , ragazza mia, lo desideravo anch'io, perchè la signora Veronica è venuta a parlarmi da parte vostra.