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Il Bello la faceva contenta fra tutte le mogli. Di tanto in tanto correva qualche manrovescio, ma le lividure erano sempre colorite d'un tal poco di gelosia: onde la signora Momina, se per avventura le dolevano le carni, aveva a ricattarsene largamente nella soddisfazione della sua vanit

Il vecchio padrone morì, e quella sera se ne bevve un bicchiere di più, per dargli l'estremo vale all'uso degli antichi. Gli eredi non avevano potuto ritogliere alla signora Momina quel tanto che il vecchio le aveva lasciato, in ricompensa delle sue cure assidue, quel tanto che ella aveva saputo metter da parte, di roba e denaro.

Quando la signora contessa se ne andò, la cameriera mi disse che avevo indovinato tutto per bene; che il fante di fiori c'era da parecchi giorni; un certo signor Sovani.... Silvani.... Forse Salvani? interruppe il Collini, a cui quelle storpiature della signora Momina avevano fatto aguzzare gli orecchi. , per l'appunto, Salvani; un signore bruno, che si è battuto in duello.

Serva umilissima, signor Magnifico! esclamò la signora Momina, aprendo l'uscio al dottor Collini; che era appunto egli il visitatore della famiglia Garasso. Buon giorno, signora Momina; è in casa suo marito? Sissignore, è in casa; ma il poverino è ancora nel primo sonno. Questa notte, per far servizio a Vossignoria, come mi ha detto, è venuto a casa molto tardi. Ma non dubiti, corro a svegliarlo.

Poi, volgendosi alla signora Momina, e simulando un'aria contenta, il Collini le disse: Vi ringrazio della storia; ma in fede mia non capisco perchè il signor Bonaventura vi abbia detto di raccontarmela. Conosco la Cisneri; ma che abbia un fante di fiori o non l'abbia, non è cosa che possa premere a me. Vedremo poi, se ci sar

Non forse per mezzo mio avete conosciuto quel fior di donna della signora Momina, e quel pendaglio da forca di suo marito? La signora, parlandomi di molte cose, mi ha toccato anche delle vostre confabulazioni col Bello. Io le ho detto che non se ne avesse a stupire; che si trattava di cose innocentissime, per non guastarvi il negozio.

Questo Bello, che, a dirvela di passata, ha venduto la sua gioventù ad una vecchia peccatrice danarosa che si chiama la signora Momina, ha venduto da un pezzo la sua coscienza, e fa un altro mestieraccio che saprete più tardi, quando avrete fatto il proponimento di levarvelo da' piedi e di aver fede in un vecchio amico, che vi parla per amor vostro, e non senza un suo onestissimo perchè.

Oh! ma se ne avranno a pentire! pensava egli, stringendo i pugni nel segreto delle sue tasche, mentre la signora Momina gli raccontava la sua gita in casa della Cisneri. E allora gli tornavano in mente le acerbe parole di Lorenzo Salvani nella chiesuola di San Nazaro, e sentiva odiarlo lui più fieramente, più profondamente, che non odiasse il suo vero avversario Aloise di Montalto.

Dopo queste ed altre parole di minor conto, il dottor Collini se ne andò, non senza aver salutato la signora Momina, che lo accompagnò fino sul pianerottolo della scala, come si conveniva ad una persona tanto ragguardevole. Ve'! ve'! disse il Bello, mentre infilava la giacca per uscire a sua volta. È un comodo mestiere, la politica, e ci si guadagna da vivere, senza molta fatica.

Brava! gli dica che si spicci, perchè ho fretta. La signora Momina andò nella camera da letto a scuotere il marito, che borbottò un poco e bestemmiò per giunta; ma quando ebbe udito che c'era il magnifico dottor Collini ad aspettarlo, fu pronto a sedersi sul letto e a stropicciarsi gli occhi.