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"Guglielmo! tu sei vecchio" riprese il giovanetto, "La vista non ti regge e sai, ti fa difetto; E porti in equilibrio sul naso quell'anguilla! Oh quì la tua destrezza davver si mostra e brilla!" "Risposi a tre domande e ormai ti può bastare; Non rompermi le scatole, non voglio più parlare; Oh credi che mi piacciano le sciocche tue questioni? Via, smetti, o per la scala ti mando ruzzoloni!"

Nella prima ora del pomeriggio arrivarono al paese di Ortona. Anna battè alla porta del monastero e chiese di vedere l’abadessa. All’entrare si presentava un piccolo cortile con nel mezzo una cisterna di pietra bianca e nera. Il parlatorio era una stanza bassa, con poche sedie in torno: due pareti erano occupate dalle grate, le altre due da un crocifisso e da imagini. Anna fu subito presa da un senso di venerazione per la pace solenne che regnava in quel luogo. Quando la madre Veronica apparve d’improvviso dietro le grate, alta e severa nell’abito monastico, ella provò un turbamento indicibile come dinanzi all’apparizione di una forma soprannaturale. Poi, rianimata dal buon sorriso dell’abadessa, ella compì il messaggio in brevi parole; depose nel cavo della ruota le scatole, ed attese. La madre Veronica le si rivolse con benignit

Quando c'era molta gente e il tabaccaio era in gran faccende, l'Errera entrava in bottega, guardava sul banco, nelle vetrine, dentro le scatole magari e crollava la testa, ripetendo malinconicamente: Non ce n'ha! E il Paglia stando sull'uscio: Ce n'ha? No: non ce n'ha.

Avuta la grammatica, indugiò come al solito nella bottega; e intanto che fingeva di ammirare le fotografie di Meran e di Gries lasciò la grammatica, sul banco ingombro di quaderni, di scatole, di volumi nuovi e vecchi; la lasciò , come per caso, vicino alla catasta degli altri libri. E continuò per un bel pezzo a guardare, a far passare le fotografie di Meran e di Gries.

Ed ecco l’indomani sera giungere al campo il mulattiere delle provviste, con un carico di scatole da sigari d’ogni forma e d’ogni dimensione; il Re aveva egli stesso telegrafato a Torino perchè gli fossero spedite, e la cosa era seguita con una sollecitudine veramente regale.

Il brillante fece di tutto per evitare questa rottura di scatole: ma un giorno in cui, per la centesima volta, Martino gli rimetteva il suo manoscritto alla gola, decise di farla finita e gli disse: Sia pure: leggetela. Ma v'avverto che, secondo me, la lettura d'una farsa non deve durare più di quel che duri un sigaro.

A Giulio Cesare faceva paura la gente cupa, taciturna: a Matteo Cantasirena faceva paura la gente che sapeva ridere. Alla polemica, all'attacco violento di un giornale serio, rispondeva, o se ne infischiava: la caricatura, a volte profondamente atroce, che faceva rider tutti per una settimana, gli rompeva le scatole. Paolo Jona, borbottò.

Mi ha rotto le scatole due eterne ore! Capisci? Ora viene in iscena anche il padre! Babolani dice che il signor Nerucci gli ha parlato di me. Elogi, al solito, della mia delicatezza di sentire. Le mie condizioni? Oh, io esagero! Dovrei avere maggior fiducia in me stesso. E poi la sua famiglia potrebbe facilmente aiutarmi a trovare un impiego, caso mai! Con tante conoscenze!

Neppure per intuizione? Mi pare che voi cercavate dei ragionamenti. Inutile, inutile! fece lui e buttando da parte le scatole giapponesi si diede a passeggiare per la sala in lungo ed in largo. Di a poco Alessio si attaccò alle sue mani e lo trasse in giardino. Li seguii turbata e a malincuore per i viali che imbrunivano nell'ora crepuscolare.

Vi era appena entrata, che la cameriera comparve annunciando la giovane guantaia. Avanti, disse Adriana con voce alta e ferma, sebbene il cuore le battesse da spezzarsi. Maria entrò tenendo fra le mani alcune eleganti scatole. La premura con cui era accorsa all'invito della contessina, le aveva infiammato il viso, dando maggior risalto ai suoi occhi ammirabili, al suo sorriso affascinante.