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Quindi Lamberto per non sapere cosa dire lo interrogò sulla grande opera, cui lavorava da tanti anni. L'altro scosse tristemente il capo. Quale costanza! replicò Lamberto: capisco che i capolavori esigono spesso tutta la vita. Bisognerebbe poter fare della vita il proprio capolavoro! A che giova la gloria, quando non si può più viverla?

Le presi la mano sinistra. Questa non può stringere come vorrebbe disse Violet un po' tristemente ma le devi voler bene come all'altra. Era così elegante quella piccola mano segretamente offesa, così delicata e diafana! È la più bella mano che il mondo abbia diss'io. Non dica questo cose rispose Violet tornando al Lei e arrossendo. Sorrisi e replicai: Non le dirò più.

Si fermava spesso, e allora mi si appoggiava pure con la spalla: una dolcissima cosa, ma insolita. La discesa essendo così ripida, le chiesi più volte se fosse stanca; sempre mi rispondeva di no e sorrideva un po' tristemente. L'ultima volta non rispose alla domanda.

All'aria aperta De Nittis rimase tristemente impressionato della profonda, improvvisa alterazione in tutta la fisonomia di Bice, tremando di leggervi un sinistro prognostico. Il suo cuore si ammollì: quindi le offerse nuovamente il braccio per discendere la gradinata, ma ella ricusò ancora e si diresse verso un fiacre vicino alla colossale statua di San Pietro.

Scherzava con quella ironia cortese che serviva a nascondere il proprio pensiero. Luisa crollò il capo, tristemente: l'incanto si dileguava; ella udiva un'altra volta, mentre Massimo parlava, quella velatura di sogghigno che guastava quante affettuose cose egli dicesse. Tentò di riafferrare un minuto di dolcezza: Chiamatemi ancora gli disse pregandolo.

Allora Nancy ruppe in alte grida, e siccome non cessava di strillare dovettero rimandarla nella nursery; dove Fräulein Müller, la governante tedesca da poco succeduta a Wilson, le diede, non impunemente, qualche schiaffetto. In salotto la conversazione s'aggirava ancora intorno al genio di Nancy. Non potrebbe essere un genio musicale? domandò Valeria, asciugandosi tristemente gli occhi.

Dall'ombra d'un angolo, allora, la mia rugosa nutrice sudanese cantarellava tristemente, con la sua voce gracile e nera, battendo in cadenza le mani più dure che nacchere. Nella soffocazione della sera traboccante di fuoco, la voce della vecchia istoriava il silenzio di leggende crespe come teste di negri, fendute da bianche risate e coronate di piume scarlatte.

Sotto il gran cielo d'estate infeltrato di caldo, che va sbadigliando rapidi lampi coll'istantaneo fuoco de' suoi denti e il suo possente alito che spandesi bianco, la strada tristemente sguaìna i suoi riflessi!

Ah! no, Loreta, voi non potete pensarlo.... Se siete giusta, se siete ricordevole, se siete pietosa, non potete domandarmelo.... Il passato è morto. Voler ch'esso risorga sarebbe per voi ingeneroso, per me colpevole! Egli scosse tristemente il capo.

Oh.... al ritorno! esclamò Laura tristemente. Chi sa?... Colla punta dell'ombrellino cancellò sulla sabbia le teste orribili disponendosi a tracciarne delle peggio; ma aveva appena preparato lo spazio, che richiese le ore. Sono le tre! risposi, guardando l'orologio. Ho un appuntamento alle tre e mezzo colla sarta, ella fece, alzandosi con qualche fatica. Vuoi riaccompagnarmi?