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Nel salotto della contessa Ginevra non venivano più che De Nittis ed Ambrosi. Tutto vi pareva invecchiato; la contessa, diventata più grassa, si appesantiva anche nello spirito: le sue stesse maniere in quel contagio della volgarit

De Nittis era tornato bello come prima. La sua eleganza di vecchio aveva sempre la stessa signorilit

De Nittis, sempre freddoloso, si era gi

Io non dovrò dunque amare alcuno, non avrò avuto alcuno che mi ami? Come un trastullo spirituale avrò occupato le vostre conversazioni per rimanere come un giocattolo abbandonato in un appartamento deserto. Oh è ingiusto, credetelo! De Nittis si sentiva commosso; Bice aveva pronunziato queste ultime parole con una tenerezza straziante.

Parevano due stranieri, che per una stravaganza inesplicabile parlassero di un caso intimo; egli si trovava ridicolo con quelle spiegazioni assurde anche per un bambino, mentre il giorno prima con De Nittis raccontando sinceramente l'accaduto, aveva trovato qualche scatto simpaticamente generoso. Ricaddero in silenzio, umiliati tutti e due.

A quella muta accettazione le guance della fanciulla si erano accese di un rossore momentaneo di febbre. La sera De Nittis pranzò solo fra Bice e la contessa Ginevra, perchè la contessa Maria aveva trovato un pretesto per andarsene; ma la ragione era di avvisare il dottore, nel quale forse quel matrimonio avrebbe potuto produrre qualche scoppio. La contessa Ginevra era stata la prima a temerne.

Il pranzo si protrasse ancora meno animato; il dottore affettava il silenzio, Lamberto ed il sindaco, disorientati dalle ultime parole di De Nittis, non trovavano più l'accento ordinario della conversazione, mentre la signora Giulia seguitava a rimpinzare Nello sempre in ginocchio sulla sedia, e col tovagliolo annodato al collo, che lo faceva sembrare anche più grosso.

Allora si fermarono per attendere De Nittis e la signora Giulia, che andavano anche più piano; poi Nello, per uno di quei capricci inesplicabili, volle lasciare la mano di Lamberto per prendere quella di Bice. Tu sei felice, Lamberto? ella gli chiese con accento così dolce di speranza, che lo fece trasalire.

Rosa, la vecchia cameriera, venne silenziosamente a mettersi dietro De Nittis: la sua faccia grinzosa, fra la cuffia nera e il largo fazzoletto di lana a quadroni cupi sulle spalle, pareva assopita.

Oh! egli esclamò rapito d'ammirazione come dinanzi all'uomo, che gli traduceva finalmente quello che da tanti anni faceva il tormento del suo spirito; e si alzò per prendergli la mano. De Nittis, vedendolo perplesso per la timidezza, gliela stese pel primo: poco dopo Giorgi, che lo ascoltava sempre colla stessa avidit