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Tre bambine povere vanno a scuola, in nero, un fiocco rosso sui capelli. Si fermano. Si raccontano. Una bambina dodicenne elegante in azzurro, bionda, precede a passi rapidi concisi di dovere tac tac tac la cameriera vecchia, rullante, sbrindellona, ciabatte. La bambina sbuffa: Auf! che tartaruga, la Maria! lo dirò a mamm

Spìcciati, tartaruga, ché ò fretta: ti offro il vermouth al Bar, e spero non vorrai darmi il dispiacere d'un rifiuto: devo pranzar presto, se voglio arrivare in tempo a prender moglie. Ah! sicuro, oggi prendi moglie! Non me ne ricordavo più, esclamò stupefatto il commendatore, accelerando il passo; in tal caso non voglio darti altro dispiacere: ti seguo.

Nel moto il pettine di tartaruga le scivolò dai capelli che d’un tratto le si diffusero su le spalle con una stupenda ricchezza. Emidio si chinò insieme a lei per raccogliere il pettine. Nel rialzarsi, le due teste si urtarono un poco. Rosa, reggendosi la fronte tra le mani, gridava tra le risa:

La sua lunga treccia, colore di vecchia tartaruga, nasceva oscura e diveniva intensamente bionda. Il pettine vi cigolava, sollevando furiosi disordini tra quella ricchezza buia ed incendiata. Disse a Litzine:

"Quando eravamo piccini," continuò la Falsa-Testuggine, un poco più quieta, ma sempre singhiozzando, "andavamo a scuola, al mare. La maestra era una vecchia Testuggine e noi la chiamavamo Tartaruga " "Perchè la chiamavate Tartaruga se non era tale?" domandò Alice. "La chiamavamo Tartaruga perchè c'insegnava a tartagliare," disse la Falsa-Testuggine con dispetto: "Avete poco comprendonio!"

Lussuria, guscio del cuore tartaruga! Lussuria! rosea cupula d'un'orrida latrina! Sarò io dunque sempre l'orgoglioso bidet dell'Avventura, falsa cortigiana?... Un povero cuore strisciante ai molli suoni d'una voce un cagnolino freddoloso fra due calde mammelle?... O paesaggi danzanti che sgambettate lontano, cessate, cessate d'illudere la mia speranza d'infinito!

Veramente si trattava di una spettatrice: era una giovinetta che stava nel palco numero 2 di prima fila, seduta di fronte alla scena e quindi vicinissima. Una giovinetta dal volto pallido e lunghetto, un po' magro; sulle linee esili del collo ricadevano due grosse treccie nere che erano appuntate, con semplice ed elegante ornamento, da certe stelle di tartaruga bionda; vestiva un abito di lana grigia, terminato alla radice del collo da una arricciatura di merletto bianco, chiuso a quel punto da una stella più grande di tartaruga; oscuri i guanti. Aveva ascoltato con molta attenzione, ma la seriet

Un urto brusco!... un grande scrollìo di cerniere!... Ah! maledetto guscio di tartaruga! Il mio treno è incatenato! Io ne fuggo fuori rompendo i vetri, come un lupo che scappi abbandonando la coda superflua, (non è forse un oggetto di lusso?) alle mascelle d'una trappola!... Ed entro finalmente nella citt

Infine vide il vecchio servitore che si avvicinava lentamente, guardando nelle botteghe. Vecchia tartaruga! mormorò Andrea. È quello il modo di camminare? Il vecchio, appena ebbe raffigurato il padroncino in lontananza, si rizzò dritto dritto, e affrettò il passo. E così? gli chiese Andrea movendogli incontro. È stato consegnato, signor conte. A chi?

Non se lo spiegava; eppure dovunque si voltasse, a qualunque occupazione si desse, egli rivedeva la freddezza di quegli occhi ed il disdegno di quelle labbra; insieme il volto pallido e simpatico, le treccie nere e le stelle bionde di tartaruga: dappertutto la stessa immagine.