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Le tre riviste drammatiche che ho potuto raccogliere, furono tutte pubblicate nel Politecnico tra il 1866 e il 67, e studiano parecchie opere del teatro di prosa, quasi tutte francesi, d'italiane non esaminando che la Marianna di Paolo Ferrari e un dramma storico, Il ministro Prina, di Giovanni Biffi, oggi dimenticatissimo insieme col nome del suo autore, nonostante le lodi prodigategli dal nostro critico.

Disegnava galeotti, secondini, reclusi, frontoni del reclusorio, compagni di camerata. Copiava danzatrici, madonne, bimbi, uomini illustri, donne celebri, quello che trovava nelle riviste e nei libri illustrati. Con la tenacia del volere è potere, dell'uomo che vuol riuscire ad ogni costo, la sua matita faceva progressi meravigliosi.

Quante volte mi venne spontanea al pensiero questa variante della famosa strofetta metastasiana mentre attraverso biografie, bibliografie, giornali, riviste, libri vecchi e nuovi cercavo e non trovavo le traccie delle novelle che mi constava avesse scritto Arrigo Boito, anzi non solo non trovavo quelle traccie, ma mi pareva che più le ricercavo, più si facessero tenui, fino a sfumare del tutto!

Riteneva subito, e per lungo tempo, tutto ciò che gli capitava di leggere nei giornali e nelle riviste. Parlava bene, parlava molto, e aveva uno spirito pronto, paradossale. Conosceva poi la gente più in voga di tutto il mondo, da Sarah Bernhardt al padre Curci, e la conosceva davvero, perchè di esagerazioni era schivo, massime quando parlava di .

Pietro Nardi, autore di un buono scritto su Arrigo Boito poeta e studioso sagace del gruppo milanese cui il Boito appartenne, grazie anche al caso e all'ostinazione mia, mi venne fatto di metter le mani su tre delle sei novelle che il Boito avrebbe scritto, e, per giunta, su tre assai interessanti e ignoratissime sue riviste drammatiche: le une e le altre raccolgo in questo volume, certo di far cosa grata al pubblico o, per lo meno, a quanti sono studiosi della potente e complessa natura artistica dell'illustre uomo, che può parer strana solo perché non è ancora conosciuta in tutti i suoi elementi.

Intanto per vestirsi, per saziare la fame dopo lungo lavoro, per acquistar libri, giornali e riviste, per avere una cameretta da studio, per avere un paio di guanti, per dare un abito di lana nera ogni anno alla madre, ci volevano danari: appunto, di danari ce ne erano pochissimi.

Arrogi tutti gli elementi della cultura extra-scolastica, riviste, teatri, concerti, gipsoteche, gallerie, facili, a portata di mano. Arrogi una vita scrupolosamente ordinata, come conviene agli studiosi, una sapida cucina, un confortevole riscaldamento.

La loro vita era piuttosto agitata. Si alzavano, alla mattina, mezz'ora prima dell'alba e ciascheduno nella propria cella, dopo il caffè, si metteva al lavoro. Turati aveva sempre un mucchio di lettere da scrivere e un numero infinito di Riviste da leggere; Romussi, il quale sdrucciolava dal letto sempre di buon umore, era sommerso nelle opere di Carlo Cattaneo, del quale stava facendo uno studio; De Andreis, l'uomo che non pensava mai alla condanna, aveva del lavoro fin sopra i capelli. Leggeva dei poeti inglesi, tedeschi e francesi -tre lingue ch'egli deve sapere benissimo studiava o piuttosto correggeva il suo latino con lo Schultz alla mano e dedicava parecchie ore a un lavoro di elettricit

Doveva passare una rivista? perchè egli era un gran capitano di riviste, e' vi si preparava colla confessione. Doveva recarsi al teatro? ei domandava dapprima perdono a Dio del peccato necessario cui andava a commettere. Andava a pranzo? ei prendeva un centellino di confessione come vermuth. Voleva abbracciare la regina? si metteva in lena con un atto di contrizione.

Credo di non esser sentimentale, sensuale, e l'adulterio, in qualunque salsa lo condiscano, è una vivanda ripugnante al mio stomaco. Aggiungi che appena alzo il naso dai libri immorali, non vedo che manoscritti e riviste e volumi stillanti austera virtù. Basterebbe il primo tomo, testè uscito, dell'opera di Alberto: Le basi del dovere.