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imagini quel carro a cu' il seno basta del nostro cielo e notte e giorno, si` ch'al volger del temo non vien meno; imagini la bocca di quel corno che si comincia in punta de lo stelo a cui la prima rota va dintorno, aver fatto di se' due segni in cielo, qual fece la figliuola di Minoi allora che senti` di morte il gelo;

Un odore assai fioco, odor quasi d'incenso che per un tempio immenso vanisca a poco a poco, da 'l giglio umile sale divotamente a 'l cielo. Trema il languido stelo. O Vas spirituale! Ne le sue nubi avvolta la Luna si riposa, come in profondo letto. Ridendo, a volta a volta, sorge come una sposa ignuda a mezzo il petto.

"Ah! respiro finalmente, la mia testa è libera!" sclamò Alice con gioja, ma tosto la sua allegrezza si mutò in terrore quando si accorse che non potea più trovare le spalle: guardando in giù non potè vedere che un collo lungo, lungo che s'elevava come uno stelo d'in mezzo a un campo di foglie verdeggianti che stavano lungi, sotto a lei. "Che cosa è mai quel campo verde?" disse Alice.

imagini quel carro a cu’ il seno basta del nostro cielo e notte e giorno, ch’al volger del temo non vien meno; imagini la bocca di quel corno che si comincia in punta de lo stelo a cui la prima rota va dintorno, aver fatto di due segni in cielo, qual fece la figliuola di Minoi allora che sentì di morte il gelo;

Spirto gentil, che riccamente adorno de i più pregiati e cari don del cielo, cortesemente nel corporeo velo con tue virtuti fai lieto soggiorno; deh! s'amor sempre a te faccia ritorno, di nove spoglie ornando, al caldo e al gelo, d'uomini e Dei il tuo onorato stelo, e cresca il valor tuo di giorno in giorno;

«Quella biondina è troppo bella perch'io la possa incontrare per via, guardarla indifferente e passare avanti; quegli occhi celesti promettono un amore ardente! un amore di fuoco; quel corpo modellato su forme divine... oh, essa dev'esser mia; io solo debbo cogliere quel fiore ancor rorido di rugiada e dimenticato per avventura sul suo gracile stelo.

Quando fu solo, fra le piante verdi dalle larghe foglie, di quel salone che era anche una serra, fra quelle sete ricamate di fiori esotici e di animali favolosi, fra quei vasi alti e sottili ove si elevavano dei fiori dal lungo stelo, fra quei mobili molli e profondi, dove pareva così soave sdraiarsi e non pensare, sognare e non dormire, in una luce temperata, ma limpida, coi rumori della citt

Quali fioretti dal notturno gelo chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca, si drizzan tutti aperti in loro stelo, tal mi fec’ io di mia virtude stanca, e tanto buono ardire al cor mi corse, ch’i’ cominciai come persona franca: «Oh pietosa colei che mi soccorse! e te cortese ch’ubidisti tosto a le vere parole che ti porse!

Diceva a l'aura il fiore: Aura pietosa, Che mi porti le brine alme e vivaci, Deh! per poco su me l'ali riposa L'ali dolci così, così fugaci; Tu in sen mi svegli ogni virtù nascosa; Son mia vita ed amor solo i tuoi baci; Deh! se posar non puoi rompi il mio stelo; Che teco io venga a spazïar pe'l cielo!

Fino dal cominciar della primavera, gli uccellini raccolgono i materiali necessari alla fabbricazione della loro casina. Tutti portano il loro filo d'erba o il loro stelo di muschio. E bisogna vedere con qual maravigliosa maestrìa foggiano un cestino, lo nascondono in un cespuglio, lo appendono a un ramo e lo depongono sui cammini, contro i muri e contro i tetti.