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Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta, star li convien da questa ripa in fore, per ognun tempo ch’elli è stato, trenta, in sua presunzïon, se tal decreto più corto per buon prieghi non diventa. Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, revelando a la mia buona Costanza come m’hai visto, e anco esto divieto; ché qui per quei di l
Per non soffrire a la virtù che vole freno a suo prode, quell’ uom che non nacque, dannando sé, dannò tutta sua prole; onde l’umana specie inferma giacque giù per secoli molti in grande errore, fin ch’al Verbo di Dio discender piacque u’ la natura, che dal suo fattore s’era allungata, unì a sé in persona con l’atto sol del suo etterno amore.
imagini quel carro a cu’ il seno basta del nostro cielo e notte e giorno, sì ch’al volger del temo non vien meno; imagini la bocca di quel corno che si comincia in punta de lo stelo a cui la prima rota va dintorno, aver fatto di sé due segni in cielo, qual fece la figliuola di Minoi allora che sentì di morte il gelo;
E io ch’al fine di tutt’ i disii appropinquava, sì com’ io dovea, l’ardor del desiderio in me finii. Bernardo m’accennava, e sorridea, perch’ io guardassi suso; ma io era gi
Come la navicella esce di loco in dietro in dietro, sì quindi si tolse; e poi ch’al tutto si sentì a gioco, l
Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo ’l Verde, dov’ e’ le trasmutò a lume spento. Per lor maladizion sì non si perde, che non possa tornar, l’etterno amore, mentre che la speranza ha fior del verde. Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta, star li convien da questa ripa in fore,
Aronta è quel ch’al ventre li s’atterga, che ne’ monti di Luni, dove ronca lo Carrarese che di sotto alberga, ebbe tra ’ bianchi marmi la spelonca per sua dimora; onde a guardar le stelle e ’l mar non li era la veduta tronca. E quella che ricuopre le mammelle, che tu non vedi, con le trecce sciolte, e ha di l
insieme a punto e a voler quetarsi, pur come li occhi ch’al piacer che i move conviene insieme chiudere e levarsi; del cor de l’una de le luci nove si mosse voce, che l’ago a la stella parer mi fece in volgermi al suo dove; e cominciò: «L’amor che mi fa bella mi tragge a ragionar de l’altro duca per cui del mio sì ben ci si favella.
Lo spazio dentro a lor quattro contenne un carro, in su due rote, trïunfale, ch’al collo d’un grifon tirato venne. Esso tendeva in sù l’una e l’altra ale tra la mezzana e le tre e tre liste, sì ch’a nulla, fendendo, facea male. Tanto salivan che non eran viste; le membra d’oro avea quant’ era uccello, e bianche l’altre, di vermiglio miste.
Noi ci volgemmo ancor pur a man manca con loro insieme, intenti al tristo pianto; ma per lo peso quella gente stanca venìa sì pian, che noi eravam nuovi di compagnia ad ogne mover d’anca. Per ch’io al duca mio: «Fa che tu trovi alcun ch’al fatto o al nome si conosca, e li occhi, sì andando, intorno movi».
Parola Del Giorno
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