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Il giorno dopo Leonardo non s'alzò che tardissimo. Affacciandosi a un finestrino che dava sul Canal grande vide un movimento, un'animazione maggior dell'usato, sentì più insistente il grido che l'aveva colpito la notte prima: Viva San Marco! E altri gridi insieme con questo: Viva Pio IX! Viva Manin! Viva la libert

Pallavicini e Manin si fecero apostoli dell'unione della democrazia col Piemonte.

Presero una zuppa i due esuli, e avanti di partire cambiarono il loro vestito coi fratelli Lapini, cioè Garibaldi con Giulio, e Leggero con Riccardo, e disse il Leggero che così avevano fatto diverse volte durante il loro trafugamento, unica misura di sicurezza che era stato possibile far prendere al Generale. Erano le 5, ora stabilita per la partenza, ed essendo riuniti nel salotto della casa Guelfi gli esuli, i fratelli Lapini, e i quattro Scarlinesi, Giulio si rivolse al Garibaldi, e gli disse come buon augurio: «Sapete, Generale; oggi abbiamo letto nei giornali a Massa che eravate a Venezia in compagnia di Manin e del generale Pepe, e ne abbiamo riso di cuore, perchè nessuno vi sospetta quiPoi gli accennò ai quattro Scarlinesi come giovani a tutta prova, dicendogli: «E ora vi consegno in mano di amici tali quali avete incontrato fin quiGaribaldi e Leggero abbracciarono e baciarono i fratelli Lapini, e li pregarono di ringraziare a loro nome Angiolo Guelfi per l'ospitalit

A Pallavicino e a Manin, più che ad altri, si deve certamente l'avvicinamento della Monarchia ai Repubblicani d'Italia. Fatto importante per le sorti del nostro paese, e che comunque si dica, ha prodotto, se non la libert

De parte 114 De non 4 Non sinceri 7 ALBERTO ZUNTANI Nodaro Ducal. Archivio Manin, codice MCCCLVII. Copia di capitolo contenuto nella parte dell'eccellentissimo senato 7 dicembre 1548.

No: voi non proferirete quella parola, Manin; voi men ch'altri potreste proferirla senza arrossire. La storia dei tentativi fatti da me, perchè tutti ci unissimo sopra un terreno, che non è il mio, ad ajutare le tendenze generose d'un popolo, che è migliore di noi letterati, v'è nota.

Tornate a noi, Manin; tornate al campo della nazione; tornate agli uomini che difendevano l'onore d'Italia in Roma, mentre voi lo difendevate in Venezia; tornate al Popolo, al Popolo che combatte e muore, al popolo che non tradisce, al Popolo delle cinque giornate, al Popolo dei grandi fatti di Sicilia, di Bologna, di Brescia, della citt

Per contro, l'Italia di Cavour e di Manin ben a ragione protesta, che si valuti alle opere di Verdi la sua potenza geniale; e anche noi tedeschi, quanti poeti drammatici, che potrebbero collocarsi accanto a Ponsard e ad Augier, non abbiamo avuto in quei cinquant'anni tanto fecondi pel nostro sviluppo?

Non so che cosa ei dicesse a Manin: so che Manin nulla fece di quanto era debito suo; ch'ei, Correnti, non si fece mai vivo con noi; e che lo udimmo poco dopo in Torino, faccendiere di quella inetta, assurda, aristocratica congrega che s'intitolava Consulta e accoglieva Casati e quanti altri avevano con lui rovinato il paese.

Il paese, Manin, vive anch'oggi inerte, immemore dei suoi doveri, tra il capestro e il bastone. Bisogna insegnargli la fede in , colla fede in esso, l'unit