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ESSANDRO. E l'altro mezzo assai peggio che vivo, anzi son morto tutto, e non ci è altro di vivo che il core, capace e pieno d'infiniti dolori. MORFEO. Siete forse stato in cucina, ché il fumo vi fa piangere? ESSANDRO. Voi ridete, ché non avete ancora inteso il vostro male. PANURGO. M'uccidete tacendo. ESSANDRO. Vuoi farmi un piacere, e te n'arò molto obligo? PANURGO. Voglio. ESSANDRO. Ammazzami.

PSEUDONIMO. Io non so se tanto debbo vergognarmi delle cose passate quanto rallegrarmi delle cose presenti. Ma come potrò mai sciorme di tanto obligo dove oggi m'avete posto? Io me ne vo con un monte d'obligo sopra le spalle, pregandovi mi porga occasione di tormelo da dosso; mi parto.

PARDO. Se ben è tenuto per obligo, facendolo per amore e cortesia, l'averò quello obligo io, che devo alla sua cortesia e amorevolezza. E vo' dar Cleria al capitano, e mi liberarò della servitú di aver femine a casa. Ho conchiuso iersera il parentado, e vo' che si sposino al tardi.

In quanto obligo mi trovo: mi trovo in un obligo obligatissimo, obligato in modo senza potermene sciorre. PEDANTE. Dic, quaeso, di che cosa? PSEUDONIMO. Che senza altra richiesta m'avete raccolta e allevata una mia figliola, e con tanta diligenza e dottrina che non averei potuto allevarla io che le son padre. PEDANTE. Chi sète voi?

CINTIA. È vero che senza me non areste avuta niuna dolcezza, di ciò mi dovete aver obligo alcuno, perché di quella ne ho avuto altretanta anch'io, anzi il doppio, ché ho avuto il mio e il piacer del vostro piacere. ERASTO. Orsú, narratemi i vostri amori, ché farò tutto il possibile accioché abbiate il vostro intento.

TRASIMACO. Son cosí in fatti, come vi paio in ciera. TRINCA. E bisogno che rida, per non andar in pericolo di crepare. TRASIMACO. Di che ridete? TRINCA. Di nulla. TRASIMACO. So che non sète matto, che di nulla ridete; ditelo, di grazia, se pur qualche obligo non contende questa mia curiositá!

BALIA. Pensava che i piaceri, che ti fussero stati fatti, ti avessero posto in obligo da non sciortene giamai; ma tutto è stato fatto al vento, malvaggio, ingrataccio, che tu sei. EROTICO. È possibile che le donne abbino a pigliar tutte le cose per la punta, vogliono ascoltar cosa, se non quelle che si confanno alla natura loro?

PANURGO. Ma quello di che ti aremo maggior obligo, è la prestezza, che non è cosa di che abbiamo maggior bisogno. Al vostro servo promettete la mancia da nostra parte, accioché corra e usi diligenza. ALESSIO. Vado. PANURGO. E se non possiamo per adesso darvene piena ricompensa, almeno conosceremo il beneficio e resteremo con obligo di riservirvelo; e perdonateci del fastidio che vi diamo.

FESSENIO. Vuoi che cosí gli prometta? FULVIA. Cosí ti giuro e cosí mi obligo. FESSENIO. Son certo che volentieri l'udirá perché è cosa da piacergli. FULVIA. Spacciata sono, se tu con lui non mi aiuti. Pregalo che salvi questa vita che è sua. FESSENIO. Farò quanto mi commetti; e per servirti vo a trovarlo a casa ove ora si trova. FULVIA. Non men farai per te, Fessenio mio, che per me. Addio.

Si prestano ogni giorno vesti, vasi d'argento ed altre cose che pur si logorano; per questo se ne ha molto obligo a chi le presta. Per avermi io servito di vostri nomi per due ore, e or ve li restituisco sani e salvi e senza mancamento alcuno, dite che gran premio ne volete, che son per pagarlo.