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Abbassa il capo col riso scipito, col collo torto e co' denti ristretti: sol rispondea: Vi sarò buon marito: ogni cosa andrá bene, e fia bellissima, quand'ella fia piacer vostro, illustrissima. Sappi, lettor, che Terigi al lasciarla sentí strapparsi il cor dalla corata. Impossibil gli par di meritarla. Con inchin parte, e sospira e la guata.
Ma Trasideo dal sostenuto affanno Alza alquanto per via gli occhi dolenti. Ravvisa i buon scudier, che 'n braccio l'hanno, E dicea lor con interrotti accenti: Or come è, che da l'armi io vo lontano? Più nulla in guerra ha da sperar mia mano? Dimmi: son forse giunti i dì supremi? E trascorre Ottoman dentro le mura? Nò; Codro rispondea: soverchio temi; Pugnano i cavalieri; Rodi è sicura.
Come soave è l'alito Della notturna brezza, Che il volto ci carezza Che ci ravviva il cor! È ver, mi rispondea L'amica sospirando, E i raggi in me fissando Dell'occhio suo divin: «Ah! non sprechiam, dicea, Notte così serena!.... Andiam piuttosto a cena Al Gallo o al Rebecchin!» Ieri, della collina Sulla romita vetta, Vidi una forosetta Che raccogliea dei flor.
Avete voi necessitá di nulla? avete ben dormito questa notte? Marchese, è tutto vostro questo core: volete voi che ragioniam d'amore? Terigi ad ogni cosa rispondea: Grazie alla Vostra Signoria illustrissima; ed abbassava il capo e ripetea: Tutto quel ch'è in piacer vostro, illustrissima.
E sbigottito e sfortunato campo E senza re, quale indi aver può scampo? Quì fa punto al parlar, nè più dicea Agitercano. Ed AMEDEO, vedendo Che Folco a quel parlar non rispondea, Disse: guerrier, le tue ragioni intendo; L'opra del re fu scelerata e rea; Il tuo disdegno io volentier commendo: Ma non vuò, che di pregio e che di gloria Si scemi con tua man nostra vittoria.
Con ferrata asta al cavaliero impiaga Di nuovo il petto; indi gridava: o fiero, Che 'l tanto sangue, che dintorno allaga, Dianzi spargendo te ne andavi altiero, Or giaci estinto, e i nostri voti appaga. E Giordan rispondea: Turco guerriero, Che tra i rischi de l'arme il fianco affanni, Deh lascia il culto, e di Macon gl'inganni.
Poiché tra lor ragionato s'avea di quel che giova al viver nostro e nuoce, Galerana il rosario fuor mettea ed ambidue si facevan la croce: l'uno intuonava e l'altro rispondea, insin che lor poteva uscir la voce. Poi Galerana a letto si mettia; Uggeri salmeggiando andava via.
E l'Inglese, richiesto da Carlo, dopo alquanto differimento, rispondea, gli manderebbe messaggi; e Goffredo di Grenville e Antonio Bek inviò, portatori d'una lettera, ove conchiudea: non se a lui ne tornassero ambo i reami di Sicilia e Aragona, lascerebbe compier tanta crudelt
Sopra un soffá Carlo grasso piangea, dicendo al cuoco suo: Ti raccomando que' beccafichi, e ad Orlando dicea: Metti novelle imposte, caro Orlando. Dodon ardito per lui rispondea: Che vuoi tu de' coglion venir cavando? I tuoi sudditi mangian pastinache, e mostrano cul magri senza brache.
Per due frati carmelitani domandaron costoro salvocondotto a re Carlo ; il quale sognando potere in brev'ora parlar da vincitore, ai frati rispondea darebbelo a capo a due dì; e comandava quel generale assalto del quattordici settembre, che gli tornò sì funesto. Al secondo dì dalla battaglia, ancorchè giacesse in letto, tutto rappigliato, spossato, affranto, arso d'infermit
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