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Io non so piú che sia di me medesimo: darei pugna, frugoni e calci al vento. Se sia del paganesmo o cristianesimo colui, nol so; vederlo vorrei spento: io ardo, io scoppio; è matta mia sorella; non ho piú capo, non ho piú cervella. Detto cosí, sbuffando come un toro, volse le spalle e si trasse da un canto. Marfisa seguitava il suo lavoro, e porse un memoriale a Dodon santo.

Dodon, che de' costumi è giá informato, piglia i mariti e gran ragione allega, dicendo: Le consorti abbian giudizio: non è piú tempo di fuggire il vizio. Invidia solo è quella che le irrita: è troppo bella Conegonda e adorna. Fará dell'altre un comento alla vita: se fuggon, conto a voi punto non torna. Conegonda ha eloquenza ed è gradita: saprá scoprire a voi tante di corna.

Ruggero ride e dice: Essi hanno fame: lasciagli star, vuoi tu che mangin strame? Dicea Dodon: Non posso in coscienza, ché van guastando tutte le persone con le lor stampe di mala influenza e d'un costume contro la ragione. Non vedi tu la lor trista semenza omai salita in tal riputazione, che sino ne' collegi i frati pazzi lascian che sia lo studio de' ragazzi?

Ma Dodon dalla mazza, paladino... Non si cela che sotto il nome del paladino Dodon dalla mazza è figurato l'autore del poema della Marfisa; il quale, unito agli accademici granelleschi di lui soci, fu il martirio maggiore de' due suaccennati poeti. Stanza 1. Io mi son dilettato alquanto invero il critico arruffato immaginando...

Fu per scoppiar di rabbia Dodon santo; ma finalmente si metteva a ridere, gridando: O paladini, o secol, quanto cercate il mal dal ben scêrre e dividere! Beata etá, se tanto mi tanto, chi retto può dell'avvenir decidere? Felici tutti i secol che verranno dietro la traccia di costor che sanno.

Cosí dicea Dodon sempre risibile, chiamando Carlo Man bestia pettegola, ed adducendo il detto vero ancora: che dalla testa il pesce puzza ognora. Deggio tacervi molte circostanze che in cifera Turpino lasciò scritte, e non s'intendon piú le antiche usanze di quelle cifre dal tempo sconfitte.

Questo fu: state cheti e m'ascoltate. Perché di Pietro piú ne sapea Cristo. Turpino scrive che le sputacchiate, a questa distinzion tra Pietro e Cristo, furon tremila cento e settantotto, e che rise Dodon che gli era sotto. Ma ripiglio la storia. Il fraticello de' costumi del secol predicava. Sedea Terigi proprio in faccia a quello, che con gli occhi suoi tondi l'ascoltava.

È sera. Il cielo al suo cobalto mischia il nero: addensa la tinta: taciono i monti e si aggravano sulle valli: non stride un grillo, non geme un uccello, ma solo rombano i torrenti. Io guardo le cime e mi domando: Se dovessi ancora salire lassù nel tenebrore? Una notte tra i faggi e le balze? Senza provvisioni? e cammino tacitamente e spio il volto della ragazza, che di rubicondo e sanissimo, s'è fatto freddiccio e violaceo: fiori ed erbe e sassi e ruscelli sereneranno tranquilli: alle stelle mi sento quasi tentato di dire: A che vi affollate in questa zona di cielo? Non vi è pupilla che vi contempli, non v'è dolore, non v'è amore! .... Sfilano le vacche, ciondolando i campanacci e smottando il terreno: le conto, una, due, quattro, sei.... Non le conto più: ascolto dei sospiri gravissimi, dei fruscii, delle note sorde: non è il dodòn, dodòn, no, ma un tardo addio. Si sbandano ancora le caprette, ma trottando, quasi paurose di slontanarsi dalla torma: ballonzano pesantemente i montoni, come cose balorde: segue il mandriano con un fascio di radiconi sul capo.... Si vorrebbe udire un suono di campana benedetta, vedere un cimiterio, passare innanzi a un'osteria dal focolare vampeggiente: insomma accorgerci del massimo beneficio degli uomini stretti in societ

Dodone il lesse, e disse: Egli è un tesoro, e sará ricopiato in un mio canto; il voto mio però non conterete, se foste assai piú bella che non siete. Quella bizzarra intorno a Dodon ciancia, dicendo: So che il piacer mi farai. Dandogli pizzicotti sulla guancia: Con te dicea stanotte mi sognai. Tu sei cortese e paladin di Francia: io so che il voto certo mi darai.

Io vi rispondo, andando per le corte, che son contento anch'io, vo' contendere. intendo disputar della lor sorte, perché l'astrologia non soglio vendere. Se buona fia, godrò di lor quiete; se trista, a pianger non mi vederete. Sol mi rincresce questo maritaggio, perch'è cagion che voi stracco m'avete. Cosí detto, Dodon fece viaggio con riverenze tonde assai facete.