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La st. 25 della min. finisce in questa guisa: pur l'orgoglio in Turacan vien meno; Anzi al gran Cavalier trafigge il tergo, resse alle percossa il forte usbergo. Seguita poi la st. 26. Con ferrat'asta al Cavalier impiaga Di nuovo il fianco ecc.

Quinci fulmina l'oste, e impiaga e uccide, E fiamme ai tempî, a le magioni avventa; Quindi fra le macerie alto si asside L'orrida Fame, e gli ancor vivi addenta; Quel che l'uno non può, l'altra conquide; L'un vince i corpi, e l'altra i cor sgomenta; Vola intorno la Morte, e in doppia guerra Le mura oppugna, e i difensori atterra.

Impiaga Soliman d'ampia ferita; Dal ferro ebbe bambin scampo felice, Chè per medica man venne a la vita, male il partoria la genitrice; Ma quì sul colmo de l'et

Con ferrata asta al cavaliero impiaga Di nuovo il petto; indi gridava: o fiero, Che 'l tanto sangue, che dintorno allaga, Dianzi spargendo te ne andavi altiero, Or giaci estinto, e i nostri voti appaga. E Giordan rispondea: Turco guerriero, Che tra i rischi de l'arme il fianco affanni, Deh lascia il culto, e di Macon gl'inganni.

Questi non risponde parola, e, come se fosse tutto fresco, raddoppiato vigore, muove tanto furioso assalto al Monforte, che, con la sua arte, appena di tre colpi può pararne due; calando terribili fendenti di sotto, di sopra, gli manda in pezzi lo scudo, gl'infrange in minutissime scheggie lo spallaccio di acciaro, e così aspramente gli impiaga la clavicola, che il braccio per poco sta che non gli cada in terra reciso.

Cotal dicendo alza la spada, e crudo AMEDEO strigne; ei che 'l furor discerne Al ferir, che ne vien porge lo scudo, Così l'offesa, e la minaccia scherne; Ma dove quel selvaggio il corpo ha nudo Caccia l'acciaro entro le parti interne, E prima il ventre, e poi le reni impiaga; Quei cade, e 'l campo di suo sangue allaga.

Infiamma Adrasta i femminili cori Di girne a ritrovar l'aspra battaglia; E lasciati i domestici lavori Molte la van seguendo alla muraglia; I detti di Nicandra i lor furori A mitigar non han forza che vaglia: Mentre parla Erimanto alla diletta, Impiaga il braccio a lei crudel saetta.

Mentre l'arso garzon fa sue querele, Tratto a parlar per amoroso duolo, Ed ora alza Alcimida al suo fedele Gli occhi infiammati, ora gli abbassa al suolo; Ecco d'arco acerbissimo crudele Venir saetta sibilando a volo, Che d'altrui pianto, e di far strazio vaga, A la vaga donzella il braccio impiaga.