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Noi ci volgiam coi principi celesti d'un giro e d'un girare e d'una sete, ai quali tu del mondo gia` dicesti: 'Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete'; e sem si` pien d'amor, che, per piacerti, non fia men dolce un poco di quiete>>. Poscia che li occhi miei si fuoro offerti a la mia donna reverenti, ed essa fatti li avea di se' contenti e certi,

Si` com'io fui, com'io dovea, seco, dissemi: <<Frate, perche' non t'attenti a domandarmi omai venendo meco?>>. Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti. avvenne a me, che sanza intero suono incominciai: <<Madonna, mia bisogna voi conoscete, e cio` ch'ad essa e` buono>>.

Son le leggi d'abisso cosi` rotte? o e` mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?>>. Lo duca mio allor mi die` di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fe' le gambe e 'l ciglio. Poscia rispuose lui: <<Da me non venni: donna scese del ciel, per li cui prieghi de la mia compagnia costui sovvenni.

È possibile che io vi parli convenientemente e come si deve dell’uomo innanzi al quale si inchinarono reverenti popoli e principi?

<<Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna, uscendo fuor de la profonda notte che sempre nera fa la valle inferna? Son le leggi d'abisso cosi` rotte? o e` mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?>>. Lo duca mio allor mi die` di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fe' le gambe e 'l ciglio.

com’ io fui, com’ io dovëa, seco, dissemi: «Frate, perché non t’attenti a domandarmi omai venendo meco?». Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti, avvenne a me, che sanza intero suono incominciai: «Madonna, mia bisogna voi conoscete, e ciò ch’ad essa è buono».

«Chi v’ha guidati, o che vi fu lucerna, uscendo fuor de la profonda notte che sempre nera fa la valle inferna? Son le leggi d’abisso così rotte? o è mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?». Lo duca mio allor mi diè di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi le gambe e ’l ciglio.

Si` com'io fui, com'io dovea, seco, dissemi: <<Frate, perche' non t'attenti a domandarmi omai venendo meco?>>. Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti. avvenne a me, che sanza intero suono incominciai: <<Madonna, mia bisogna voi conoscete, e cio` ch'ad essa e` buono>>.

Son le leggi d’abisso così rotte? o è mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?». Lo duca mio allor mi diè di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi le gambe e ’l ciglio. Poscia rispuose lui: «Da me non venni: donna scese del ciel, per li cui prieghi de la mia compagnia costui sovvenni.

E appena essa appariva, tutte le fronti si chinavano reverenti. Poi, la nuova concezione era democratica. Essa schiudeva a due battenti le porte, sinora aristocratiche, degli studî umanistici, alla bordaglia intellettuale.