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Donde sapea del secol la malizia, perché vivea nel secol veramente; ma al minacciar la divina giustizia, il secol si rideva apertamente; ché gli equivoci, i vini e la dovizia, ch'egli ogni cercava in fra la gente, facea che il detto: «Fa' quel ch'io ti dico, non quel ch'io fo» non s'apprezzasse un fico. Turpin sotto al suo ricco baldacchino era nel duomo, e avea presso Dodone.

Alla Ascolana era riserbato il posto d'onore fra il generale ed il suo aiutante maggiore, io fui relegato, come era da prevedersi all'estremo confine della tavola. Il desinare fu servito lautamente; v'era copia di vivande squisite, dilicati vini, frutta, confetti, ogni ben di Dio.

PEDANTE. I vini dunque sono auriculati? LARDONE. «Vin d'una orecchia» è quello che è eccellente, che quando l'hai bevuto, va in testa e inchini la testa sopra alla spalla; ma quando si scuote la testa dall'una parte all'altra, è segno che non val nulla. Oste, poni dell'altro vino. PEDANTE. Che rumore è questo che fai con la gola, glo glo, quando ingiotti?

Sono due buoni figliuoli, Minerva in ispecie. E chi è Minerva? La piccina. Non lo sapete voi dunque? non glie l'avete domandato? Ma che dico! essa non avrebbe potuto rispondervi è sordo-muta. Sordo-muta! La è nata così. E seguitava a contarmi come quei bimbi fossero figliuoli dell'oste suo padrone, e come l'oste suo padrone fosse un uomo che amasse molto i vini, e si chiamasse Narciso.

Forse quest’amante, che non mi diedero le coppe lievi, ricolme di vini biondi, or mi darebbe la Chiesa dove l’organo balenante cantava, e mia diverrebbe davanti alla genuflessione di tutti i percossi, davanti alla miseria di tutti i pentiti, tra quell’incenso pregno d’immaterialit

Angiolina, a questo discorso, aveva presentato alla straniera delle frutte e degli scelti vini. Ella si assise e ne gustò volentieri. I suoi modi franchi, malgrado il rispetto e l'estrema miseria, additavano nella cantante una persona di elevati natali; la sua fisionomia, delicata nei tratti ma virile nell'espressione energica, non faceva punto contrasto colla sua naturale dignit

E come questi si schermivano e mostravano di non voler entrare: «No, no.... nessune cerimonie! soggiungeva qui comando io: e giacchè i padri stanno cenando, ed io per questa sera non ho nulla a vedere coi loro radicchi; così vogliamo fare tra noi un brindisi a questi colli, che danno i vini deliziosi; e ai contadini che mi portano quanto basta, per fare un po' d'onore ad amici quali siete voi....

Padronissimo; ciò non toglie che i vini del Reno stieno a quelli di Francia precisamente come un tedesco sta ad un francese. L'uno calmo, freddo e d'una vita penosa, l'altro invece pieno di brio, di slancio, di fuoco. Terremoto! giudica tu stesso se il confronto ci può lasciare in dubbio.

Io son la bella Oriana e il seggio mio, materiato in rubini e diamanti, scintilla nell'azzurro, in contro a Dio, tra il nimbo delli incensi fumiganti. I miei baci son filtri e dan l'Oblio, brillan nelli occhi miei fascini erranti, e il mio corpo è una Coppa che il Disio, abbevera di vini estasianti.

Ebbene vada il tutto pel tutto: disse Pannini con una risoluzione a cui l'eccitamento e i fumi dei vini bevuti non erano estranei. O su o giù una buona volta. Se la mi va bene, sarò ricco... E sento qualche cosa in me che mi avverte che andr