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Oh!... Scellerate Aberrazioni!... Oh!... Mia povera mente! Oh!... Accesa lava dei miei fervidi anni! Deh'... Perdonate!... Io sono un pazzo!... Io piango E son solo!... E il profil di quella bionda Testa di donna io l'ho dinanzi agli occhi Come nei ch'io la copria di baci!

Tosto che 'l duca e io nel legno fui, segando se ne va l'antica prora de l'acqua piu` che non suol con altrui. Mentre noi corravam la morta gora, dinanzi mi si fece un pien di fango, e disse: <<Chi se' tu che vieni anzi ora?>>. E io a lui: <<S'i' vegno, non rimango; ma tu chi se', che si` se' fatto brutto?>>. Rispuose: <<Vedi che son un che piango>>.

Oh! perchè mai le preme che una povera creatura, come me, sia perduta, sagrificata per sempre?.... Cosa le abbiam fatto noi?... Sono stata divisa dalla mia mamma.... quando mi cercava, quando non aveva più nessuno.... Ho voluto tornare a casa mia.... Oh! se lei non è cattivo, se è vero che, non per farmi del male, sia venuto qui.... m'usi adesso un po' di compassione, mi conduca dalla mia povera mamma.... Vede, che io piango.... Bacierò le sue mani, pregherò il Signore per lei!

ne' mai qua giu` dove si monta e cala naturalmente, fu si` ratto moto ch'agguagliar si potesse a la mia ala. S'io torni mai, lettore, a quel divoto triunfo per lo quale io piango spesso le mie peccata e 'l petto mi percuoto, tu non avresti in tanto tratto e messo nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso.

Io non l'ho uccisa, l'ho vista andare via per sempre, vivo da lunghi giorni nel deserto di questa casa ancora tutta odorante di lei, apro ogni tanto l'album che racchiude il suo ritratto, lo bacio e piango

Tosto che ’l duca e io nel legno fui, segando se ne va l’antica prora de l’acqua più che non suol con altrui. Mentre noi corravam la morta gora, dinanzi mi si fece un pien di fango, e disse: «Chi se’ tu che vieni anzi ora?». E io a lui: «S’i’ vegno, non rimango; ma tu chi se’, che se’ fatto brutto?». Rispuose: «Vedi che son un che piango».

Torno col pensiero al povero cane! Povero amico! , caro testimonio di tante mie lagrime, di tanti miei dolori! Leggo le mie memorie: è il saluto che le scrissi! E piango! Come il cuore è gonfio! La scienza è vana. Ieri ho ascoltato una grande lezione di Antropologia: la genesi umana: la scimmia!

Allora provo e piango un senso nuovo Come se navigassi in un gran mare.... Un non so che, mi scusi, che non trovo Nei libri che m'han fatto studiare. Fra quei piccini dalle mani ladre, Dai musi tinti e che non taccion mai, Vi son di quei che chiamano la madre Ita lontana, assai lontana, assai....

LARDONE. Come può consolarsi chi non ha niuna speranza di consòli? LIMOFORO. È troppo gran miseria viver senza speranza di consòlo. LARDONE. Però son discontento e ne disgrazio tutti i consòli. LIMOFORO. Non pianger dunque. LARDONE. Piango per sfogar la mia disgrazia e per morire. LIMOFORO. Meglio è che ti consoli da te stesso che esser consolato da altri: abbi pazienza.

Ma non sei contenta, ti ripeto? Loredana riuscì a rispondere tra i singhiozzi: , dichiarò, mentendo alla sua volta, piango perchè sono contenta! Filippo si mise a ridere, e la strinse al petto, sollevandola da terra. Vieni, disse. Vieni, mascheretta bella, viperetta cara. Tu sei tanto bella, io ti amo tanto....