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117 Quanto più cerca ritrovar quiete, tanto ritrova più travaglio e pena; che de l'odiato scritto ogni parete, ogni uscio, ogni finestra vede piena. Chieder ne vuol: poi tien le labra chete; che teme non si far troppo serena, troppo chiara la cosa che di nebbia cerca offuscar, perché men nuocer debbia. 118 Poco gli giova usar fraude a se stesso; che senza domandarne, è chi ne parla.

4 Se Bireno amò lei come ella amato Bireno avea, se fu a lei fedele come ella a lui, se mai non ha voltato ad altra via, che a seguir lei, le vele; o pur s'a tanta servitù fu ingrato, a tanta fede e a tanto amor crudele, io vi vo' dire, e far di maraviglia stringer le labra ed inarcar le ciglia.

Dhe dio come esser che fra due stelle vaghe altro vi sia che un bel splendore Come esser che tra due rose belle Esser possi altro che un divino odore Como esser che tra due pure mammelle Altro vi sia che gentilezza e amore Como esser che tra duo labra sole Altro vi sia che angeliche parole

Non si vede in costui quel naso schiacciato, quelle labra grosse rivolte in fuori; sempre col riso su le labra, e per lo volto e per gli occhi fiorisce la sua allegrezza; anzi, quanto piú lo miri piú ti piace mirarlo: or se fusse bianco, che si potrebbe mirar cosa piú bella? e ti giuro che mi par ora piú bello che quando lo comprai poco anzi. FILIGENIO. Hai ragione, è vero quanto dici.

34 E poi che dilungati dal palagio gli ebbe , che temer più non dovea che contra lor l'incantator malvagio potesse oprar la sua fallacia rea; l'annel che le schivò più d'un disagio, tra le rosate labra si chiudea: donde lor sparve subito dagli occhi, e gli lasciò come insensati e sciocchi.

25 Bagna talor ne la chiara onda e fresca l'asciutte labra, e con le man diguazza, acciò che de le vene il calor esca che gli ha acceso il portar de la corazza. maraviglia è gi

GERASTO. Fermati, che vo' darti una buona nuova. ESSANDRO. È qualche veste questa nuova che volete darmi? GERASTO. Dico, novella la piú lieta che avesti avuto giamai. ESSANDRO. Ditela, che mi sentiva prorir l'orecchia per ascoltarne alcuna. GERASTO. Son certo che te la raspará, perché ti sará grata. Ma vo' duo baci per mancia, che mi sento prorir le labra. ESSANDRO. Ditela, ché poi ve li darò.

MANGONE. Se la vedeste adesso, non la riconoscereste, cosí son gli occhi scoloriti e le labra smorte e sparito il fior delle guancie. Io son furbo e conosco al naso le sue infirmitá. Ella sta martellata di Pirino; e quando intese ch'era stata compra da voi, trafitta dalla disperazione, le venne quello accidente.

Ecco, passa spiata la fanciulla e vien presa. Vien presa ed il garzone ratto corre a baciare: la gentile prigione non rifiuta le care labra ai baci, s'è presa. E amor, fanciulle, occhieggia malizioso nel folto: ivi gode e dileggia. La captiva il bel volto rubicondo ha rivolto amante all'amatore.... e prende il cacciatore: la favola è nuova.

Ma poi che un di Madonna capricciosa espose fuor dalla secreta stanza, a diletto, la patera preziosa, e ognun le labra attinse a' suoi liquori, ogni mago prestigio, ogni possanza lasciâr la Coppa muta di splendori.