United States or Spain ? Vote for the TOP Country of the Week !


FESSENIO. Oh! oh! oh! Tu non l'hai bevuta perché ancora essa ha baciato te e tanto di te ha succiato quanto tu di lei: per il che tu beuto lei non hai ella te. CALANDRO. Or vedo ben, Fessenio, che tu sei piú dotto che Orlando, perché per certo cosí è; ché io non baciai mai lei che ella non baciassi me. FESSENIO. Oh! vedi tu se io il vero te dico?

FESSENIO. Ve è vòlto, in fine. FULVIA. Fessenio mio, se tu vuoi l'util tuo, se tu ami il ben di Lidio, se tu stimi la salute mia, trovalo, persuadilo, pregalo, stringilo, suplicalo che per questo non si parta, perché io farò per tutta Italia cercar di lei; e, se avvien che si ritrovi, da , Fessenio mio, come t'ho detto altre fiate, li do la fede mia che io la darò per moglie a Flaminio mio unico figliuolo.

CALANDRO. Certo, no, ch'io non la veggo. FESSENIO. Cosí non si vede la morte, quando si muore. CALANDRO. Perché si è fuggito il facchino? FESSENIO. Per paura della morte: che temo che a Santilla oggi andar non potrai. CALANDRO. Morto son se oggi con lei non sono. FESSENIO. Io non saprei in ciò che farmi: se giá tu non pigliasse un poco di fatica.

Sappi che Dio ci ha fatto due orecchi per udire assai. FESSENIO. Ed una sol bocca per parlar poco. POLINICO. Non parlo teco. Ogni mal fresco agevolmente si leva; ma poi, invecchiato, non mai. Levati, dico, da questo tuo amore. LIDIO. Perché? POLINICO. Non ve arai mai se non tormenti. LIDIO. Perché? POLINICO. Oimè!

Ti domandai, non di quello che è suo, ma come la stava. FESSENIO. Ah! ah! ah! Come la stava vuoi saper tu? CALANDRO. Messer . FESSENIO. Quando poco fa la vidi, ella stava ... aspetta! a sedere con la mano al volto; e, parlando io di te, intenta ascoltandomi, teneva gli occhi e la bocca aperta, con un poco di quella sua linguetta fuora, cosí.

CALANDRO. Fessenio! FESSENIO. Chi mi chiama? Oh padrone! CALANDRO. Or be', dimmi: che è di Santilla mia? FESSENIO. Di' tu quel che è di Santilla? CALANDRO. . FESSENIO. Non lo so bene. Pur io credo che di Santilla sia quella veste, la camicia che l'ha indosso, el grembiule, i guanti e le pianelle ancora. CALANDRO. Che pianelle? che guanti? Imbriaco!

Di' pur: come si fará ora? SAMIA. Lo spirito lo rifará maschio. Vengo dal negromante che m'ha data questa polizza ch'io la porti a Fulvia. FESSENIO. Lassamela leggere. SAMIA. Oimè! non fare, ché forse te ne avverria qualche male. FESSENIO. S'io dovesse cascar morto, vedere la voglio. SAMIA. Guarda, Fessenio, quel che fai. Le son cose da demoni. FESSENIO. Non mi noia. Mostra pur qua.

FESSENIO. Lassa andare innanzi questo forziero nostro. Non di , no, facchino. Va' pur dritto. MERETRICE. Che vi è drento? FESSENIO. Vi è, anima mia bella, robba da te. MERETRICE. Che? FESSENIO. Sete e panni. MERETRICE. Di chi sono? FESSENIO. Di colui con chi sguazzar dèi, viso bello. MERETRICE. Oh! e me ne dará qualche cosa? FESSENIO. , se farai ben quel che t'ho detto.

FESSENIO. E' par che ci nascessi pure oggi. Eri còlto in frodo; eri preso; e te ariano poi venduto come l'altre cose che son còlte in frodo. CALANDRO. Maaa... Tu facesti molto bene, adonque. Perdonami, Fessenio. FESSENIO. Un'altra volta, aspetta il fine prima che ti corrucci. Mio danno, se io non te ne pago. CALANDRO. Cosí farò. Ma dimmi: chi era quella, cosí brutta, che fuggiva via?

Ben mi fia aperto: ché, or che Calandro è con la vaga scanfarda condotta da me per la via di , voglio ire a narrare il fatto a Fulvia che so ne creperá delle risa. Ed invero la cosa è tale che faria ridere li morti. Bei misteri doverranno essere li loro! Or vado a Fulvia. FESSENIO fuor de l'uscio. SAMIA dentro. FESSENIO. Tic, toc; tic, toc. Sète sordi? Oh! oh! Tic, toc. Aprite. Oh! oh! Tic, toc.