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Per poco sta ch'io non mi corrucci con voiriprese sorridendo Adelasia; «ma di grazia rammentate, Matelda, la canzone del Menestrello: il caso merita bene di sapersi intero

Dentro e fuori si pecca, e delle frodi Dei regi e dei corrucci il popol porta Le pene, e dei delitti, e della rea Lussuria di costoro.

Sabinetta andava a scuola e non era delle ultime nel leggere e nello scrivere: ma c'era il terribile scoglio dell'aritmetica e dei quesiti ad risolvere, che eran cagione di pianti e di guai. Ezio aveva la pazienza di ascoltare questi piccoli corrucci e a poco a poco aiutava la bambina a dipanare le piccole matasse de' suoi conti col vinaio e col mercante d'olio.

Bando alle inutili parole, vi prego! disse questi, senza tener conto del piglio sdegnoso del Collini. Sapete pure che se io per avventura ammalassi, non manderei per voi, e non inghiottirei pur una delle vostre pillole. Con me i vostri corrucci non faranno mai buona prova. Siate dunque più schietto con me, poichè ci conosciamo così bene! Io poi non vi ascrivo a colpa di non essere un Rodomonte. Altri ha il coraggio di sfidare la punta di una spada, o la canna di una pistola; noi abbiamo quello del serpente, che striscia nel buio, e dal tronco di un albero agguata il leone e lo stritola. È questo, a mio credere, il coraggio più sicuro e il più profittevole. Io vi confesso schiettamente che sono contento di voi, e tutta la societ

FESSENIO. E' par che ci nascessi pure oggi. Eri còlto in frodo; eri preso; e te ariano poi venduto come l'altre cose che son còlte in frodo. CALANDRO. Maaa... Tu facesti molto bene, adonque. Perdonami, Fessenio. FESSENIO. Un'altra volta, aspetta il fine prima che ti corrucci. Mio danno, se io non te ne pago. CALANDRO. Cosí farò. Ma dimmi: chi era quella, cosí brutta, che fuggiva via?

Silvio guardava in cagnesco Andrea, il quale gli faceva degli occhiacci dispettosi. Tutti questi malumori furono causa di malintesi, di equivoci, di risentimenti e di corrucci.

ARMELLINA. E tu che vorresti? VIGNAROLO. Il direi, ma temo che ti corrucci. ARMELLINA. Non me corruccio: dillo. VIGNAROLO. Dammi la fede. ARMELLINA. Eccola. VIGNAROLO. Oh che mano pienotta e grassotta! ARMELLINA. Dimmi, che vorresti? VIGNAROLO. Vorrei esser quel piston che pista nel tuo mortaio. ARMELLINA. Ed io vorrei che, quando ho fatta la salsa, mi leccassi il mortaio. Ma vo' partirmi.

Io sono la sola donna di questa casa, e qui dovrei rappresentare una parte che non fosse solo quella di una graziosa bambolina. Se la povera mamma fosse viva, avrebbe permesso che Enrico stesse lontano un mese da casa sua? avrebbe permesso che il babbo si rodesse in silenzio nel suo dolore? lascerebbe la sua casa sotto la tristezza di questi corrucci?

Non abbia mai cosa che mi piaccia, se non te ne pago e di lei non mi vendico. CALANDRO. Hai finito? FULVIA. . CALANDRO. Col mal anno, lassa che mi corrucci io, non tu, dispettosa! ché m'hai cavato del paradiso mondano e toltomi ogni mio sollazzo. Fastidiosa! Tu non vali le scarpette vecchie sue, che la mi fa piú carezze e meglio mi bacia che tu non fai.

E bisognava esserlo; se no... Il mio onorevole eroe ci aveva ancora davanti agli occhi l'esempio salutare dei corrucci di madonna. Pensando al suo stato di cattivit