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Va' inanzi; fermati all'uscio: e io, cosí, di drieto a te ne vengo. Quanto sta bene questa bestia sotto la soma! Sciocco animalaccio! Intanto che io menerò, per l'uscio di drieto, quella scanfarda, bisognerá pure che Lidio si lassi baciar da costui. Ma, se gli baci sui li fiano fastidiosi, li parranno poi piú suavi quelli di Fulvia. Ma ecco Samia. Non ha visto Calandro. Dirolli due parole.

Ben mi fia aperto: ché, or che Calandro è con la vaga scanfarda condotta da me per la via di , voglio ire a narrare il fatto a Fulvia che so ne creperá delle risa. Ed invero la cosa è tale che faria ridere li morti. Bei misteri doverranno essere li loro! Or vado a Fulvia. FESSENIO fuor de l'uscio. SAMIA dentro. FESSENIO. Tic, toc; tic, toc. Sète sordi? Oh! oh! Tic, toc. Aprite. Oh! oh! Tic, toc.

Lidio da donna si veste e in la sua camera terrena Calandro aspetta e da fanciulla galantissima se gli mosterrá. Poi, al far quella novella, chiuse le finestre, una scanfarda a canto se gli metterá: attento che di grossa pasta è il gocciolone che l'asino dal rosignolo non discerneria. Vedilo che ne viene tutto allegro. Contentiti el ciel, padrone. CALANDRO. E te, Fessenio mio.

Va'. La accompagna tu per fine a casa, Timaro. TIMARO. Ben, signor. Son de le nostre, se séguiti cosí. Vecchia scanfarda, sará ben forza ch'io ti cavi gli occhi, se non sei onesta piú nel dimandare per l'avenir. Ti farò lavorare, se vòi viver crestosa. Oh! Parti bella? Sgomborarmi la casa con le some! Fa' conto di venir piú regolata; ché, per Dio vero...

Prima si messe da morto nel forziero che arrivato fusse. Ah! ah! ah! Cosí Lidio galantemente da donna vestito aspetta con allegrezza questo vezzoso amante che, a dire il vero, è piú schifo che Bramante. Io son corso inanzi perché qua mi trovi la scanfarda che io ho ordinato per questo conto. Ed eccola che a me ne viene.

Dammi la corda, ch'io mi vo' appiccare. Posala giú, ch'io ti pesterò l'ossa. E chiude quella bocca di ranocchia; ché, ad altro suon che di cembalo o pivi, ti farò far la tosa e mazzacrocca. Scanfarda, che sei uscita de l'inferno, e vuoi le cose mie a forza, tu! Ti taglierò le man. ARTEMONA. Misericordia! Fuor, vicin! Tutti fuor! ch'io son giá morta; ché un ladro m'ha assalito in su la strada.