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che vedi che la scienzia è buona in , ma none in colui che non l'usa come egli la debba usare: anco gli sará fuoco pennace se egli non correggerá la vita sua. E però debbono piú tosto raguardare a la sancta e buona vita che allo scienziato che gattivamente guidi la vita sua.

CRICCA. Come no? se ti tagli un dito si sente cosí gran dolore, che sará quando si disfará il tutto? Il padrone, con grandissime promesse che mi ha fatte, non ci ha potuto coglier me: ci ha colto te che sei una bestia. VIGNAROLO. Me ne vien molto commodo.

Nel ciel che piu` de la sua luce prende fu' io, e vidi cose che ridire ne' sa ne' puo` chi di la` su` discende; perche' appressando se' al suo disire, nostro intelletto si profonda tanto, che dietro la memoria non puo` ire. Veramente quant'io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro, sara` ora materia del mio canto.

Dimmelo un'altra volta, perché egli mi niega d'averle oggi potuto parlare. CRIVELLO. Sará buon che vel confessi! Dico che, aspettando io di vedere s'egli dava di volta intorno a quella casa, lo vidi uscir fuore. E, volendosi giá partire, Isabella lo richiamò dentro: e, guardando se fuore era alcuno che gli vedesse, non vi vedendo persona, si baciorno insieme. FLAMMINIO. Come non vider te?

Gloriera'ti tu della viltá e ignavia di coloro li quali, percioché di molti loro avoli si ricordano, vogliono dentro da te della nobiltá ottenere il principato, sempre con ruberie e con tradimenti e con falsitá contra quella operanti? Vana gloria sará la tua, e da coloro, le cui sentenzie hanno fondamento debito e stabile fermezza, schernita.

Allora avrai da me danaro per comperartene altri, come a dire del Vico, del Burke, del Lessing, del Bouterweck, dello Schiller, del Beccaria, di madama de Staël, dello Schlegel e d'altri che fin qui hanno pensate e scritte cose appartenenti alla estetica: il Platone in Italia del consigliere Cuoco sará l'ultimo dei doni ch'io ti farò.

NARTICOFORO. Amboduo la penitenza, perché vapulando e verberando ne straccheremo. GRANCHIO. Che colpa ci ho a questo, io? NARTICOFORO. Non dico te, ma quello uomo nefario che sará stato áuso usurparsi il nome onorato di un tanto maestro, e luerá la pena della usurpata giurisdizione.

Per non morirmi di passione avea pensato tôrmi la sorella per isposa, la qual sempre che avesse veduta avrei veduto in lei l'imagine sua e gustato l'odor del sangue e del suo spirito. Or ei, cagion di tanto male, mi vuol tôr la seconda: io che ho oprato bene ricevo male, ed egli che ha oprato male sará guiderdonato.

Tutti i popoli, che piú o meno hanno lettere, hanno poesia. Ma non tutti i popoli posseggono un linguaggio poetico separato dal linguaggio prosaico. I termini convenzionali per l'espressione del bello non sono da per tutto i medesimi. E quella spiegazione armoniosa di un concetto poetico, che sará sublime a Londra od a Berlino, riescirá non di rado ridicola se ricantata in Toscana.

ESSANDRO. E se mai fedel amor meritò che gli sia prestato fede, credetemi a questa volta; e se altramente vedrete succedere, vo' che la vendichiate con quanta asprezza e crudeltá meritarebbe cosí iniqua discortesia. Io non ardirò alzarvi gli occhi su il viso, far altro di quello che da voi, mia regina, mi sará espressamente comandato.