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Aggiornato: 4 giugno 2025
FESSENIO. Perché non si è fuggito? SAMIA. Perché Fulvia pensa, prima che Calandro e li fratelli di lei si trovino ed a casa arrivino, che il negromante lo faccia di nuovo femina; e cosí levar la vergogna a sé e il periculo a Lidio. Ove che, se esso fuggendo si salvasse, Fulvia vituperata resteria. Però, volando, mi manda al negromante per questo conto. Addio. FESSENIO. Odi. Fermati un poco.
Guarda lo gentile innamorato! Bel caso! Ah! ah! ah! D'un medesimo amante son morti la moglie e il marito. Oh! oh! oh! Vedi Samia serva di Fulvia che esce di casa. Alterata parmi; trama c'è. Ed essa sa il tutto. Da lei saperrò quel che in casa si fa. FESSENIO servo, SAMIA serva. FESSENIO. Samia! o Samia! Aspetta, Samia. SAMIA. Oh! oh! Fessenio! FESSENIO. Che si fa in casa?
LIDIO. Dice il vero Fessenio, perché laudar non si può quel che tu hai detto di loro: per ciò che sono quanto refrigerio e quanto bene ha il mondo e sanza le quali noi siamo disutili, inetti, duri e simili alle bestie. FESSENIO. Che bisogna dir tanto?
Ma la piuma è cascata nella pania. CALANDRO. O Fessenio! Fessenio! FESSENIO. Chi mi chiama? Oh padrone! CALANDRO. Hai tu vista Santilla? FESSENIO. Ho. CALANDRO. Che te ne pare? FESSENIO. Tu hai gusto. In fine, io credo che 'l fatto suo sia la piú sollazzevol cosa che si trovi in Maremma. Fa' ogni cosa per ottenerla. CALANDRO. Io l'arò, se io dovessi andar nudo e scalzo.
Tu medesima cagion fusti del suo danno e del tuo dispiacere; ma sta' sicura che allo amante tuo rimetterá presto il ramo...». SAMIA. Che dice di ramo? FESSENIO. Che riará la coda, ha' lo inteso? «... e a te subito ne verrá. E piú dice che egli arde di te tanto piú che prima, che altri che te piú non ama, piú non stima, piú non conosce, piú non ha in memoria.
FESSENIO. Se tu avesse navigato, il saperresti: perché aresti visto spesso che, volendo mettere in una piccola barca le centinara delle persone, non vi enterriano se non si scommettesse a chi le mani, a chi le braccia e a chi le gambe secondo il bisogno; e, cosí stivate, come l'altre mercanzie, a suolo a suolo, si acconciano sí che tengano poco loco. CALANDRO. E poi?
In buona fé, mi guarderò bene io che non mi sia nel forziero scambiato il membro mio. FESSENIO. Se tu a te medesimo non lo scambi, altro certo non te lo scambierá, andando tu solo in nel forziero: nel quale quando tu intero non cappia, dico che, come quelli che vanno in nave, ti potremo scommettere almen le gambe; con ciò sia che, avendo tu ad essere portato, tu non hai adoprarle.
Ella se ferma in su l'uscio. Anderò da lei e le darò speranza di Lidio suo perché è d'avere ormai compassione della poveretta. FULVIA, FESSENIO servo, SAMIA serva. FULVIA. Guarda, Fessenio mio, se io sgraziata sono! ché, in loco di Lidio, trovai questa bestia di mio marito, col quale mi son però salvata. FESSENIO. Tutto ho visto. Tirati piú drento, ché altri in questi panni non ti veda.
Certo, gran male hai fatto a rinvivermi. FESSENIO. Perché? CALANDRO. Cominciavo a vedere l'altro mondo di lá. FESSENIO. Tu lo vedrai bene a tuo agio nel forziero. CALANDRO. Mi par mill'anni. FESSENIO. Orsú! Poi che tu sai sí ben morire e risuscitare, non è da perder tempo. CALANDRO. Or via! sú! FESSENIO. Nooo! Con ordine vuol farsi tutto, a fin che Fulvia non se ne accorga.
FESSENIO. Sono un... presso ch'io non ti dissi. Or io darò una volta e tornerò a Fulvia. SAMIA. Ben farai. FESSENIO. Se Fulvia sapesse quel ch'io so, non se cureria di spirti; perché Lidio brama piú d'esser con lei che essa non fa e oggi vuol trovarsi seco. E di mia bocca glie ne voglio dire io, perché so mi donerá qualche cosa. Però nol dissi a Samia.
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