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FESSENIO. Lassa andare innanzi questo forziero nostro. Non di , no, facchino. Va' pur dritto. MERETRICE. Che vi è drento? FESSENIO. Vi è, anima mia bella, robba da te. MERETRICE. Che? FESSENIO. Sete e panni. MERETRICE. Di chi sono? FESSENIO. Di colui con chi sguazzar dèi, viso bello. MERETRICE. Oh! e me ne dará qualche cosa? FESSENIO. , se farai ben quel che t'ho detto.

CALANDRO. E tu se' mai morto? FESSENIO. Oh! oh! oh! oh! Mille millanta, che tutta notte canta. CALANDRO. È gran pena? FESSENIO. Come el dormire. CALANDRO. Ho a morir, io? FESSENIO. , andando nel forziero. CALANDRO. E chi morirá me? FESSENIO. Ti morirai da te stesso. CALANDRO. E come si fa a morire? FESSENIO. El morire è una favola. Poi che nol sai, son contento a dirti el modo.

In buona , mi guarderò bene io che non mi sia nel forziero scambiato il membro mio. FESSENIO. Se tu a te medesimo non lo scambi, altro certo non te lo scambierá, andando tu solo in nel forziero: nel quale quando tu intero non cappia, dico che, come quelli che vanno in nave, ti potremo scommettere almen le gambe; con ciò sia che, avendo tu ad essere portato, tu non hai adoprarle.

SBIRRI. O perché? FESSENIO. Saremmo da ognuno scacciati. SBIRRI. La cagione? FESSENIO. È morto di peste. SBIRRI. Di peste? Oimè! Io che l'ho tócco! FESSENIO. Tuo danno. SBIRRI. E dove il portate? FESSENIO. A sotterrarlo in qualche fossa; o, cosí, il forziero e lui butteremo in un fiume. CALANDRO. Ohu! ehu! ohu! Ad annegarmi, eh? Io non son morto, no, ribaldi! FESSENIO. Oh!

È in ordine il forzieri? FESSENIO. Tutto. E vi starai drento sanza snodarti pure un capello, pur che bene vi ti acconci drento. CALANDRO. Meglio del mondo! Ma dimmi una cosa ch'io non so. FESSENIO. Che? CALANDRO. Arò io a stare nel forziero desto o adormentato? FESSENIO. Oh salatissimo quesito! Come desto o adormentato?

E però sono rimasto con lei, perché tu scoperto non sia e perché ella vituperata non resti, che tu in un forziero entri e, portato in camera sua, insieme quel piacere prendiate che vorrete tutti a due. CALANDRO. Vedi che io non v'andrò coi piedi come dicevi. FESSENIO. Ah! ah! ah! accorto amante! Tu di' il vero, in fine. CALANDRO. Non durerò fatica, non è vero, Fessenio?

Oh che maladetta sia tanta smemorataggine e si poca pazienzia! Ma, potta del cielo, non ti dissi pure ora che tu non dovevi gridare? Hai guasto lo 'ncanto. CALANDRO. El braccio hai tu guasto a me. FESSENIO. Non ti puoi piú scommetter, sai? CALANDRO. Come farò, dunque? FESSENIO. Torrò, in fine, forziero grande che vi entrerai intero. CALANDRO. Oh! cosí .

MERETRICE. Ecco. Oh! oh! oh! uha! SBIRRI. Oh! oh! oh! Questo è un morto. FESSENIO. Che fate? Olá! che cercate? SBIRRI. Il facchino ci disse esserci cosa da gabella e troviamo che c'è un morto. FESSENIO. Un morto è. SBIRRI. Chi è? FESSENIO. Il marito di questa poveretta. Non vedete come si dispera? SBIRRI. Perché cosí il portate nel forziero? FESSENIO. A dirvi il vero, per ingannare la brigata.

FESSENIO. Chi era, ah? non la cognosci? CALANDRO. No. FESSENIO. È la Morte che teco era nel forziero. CALANDRO. Meco? FESSENIO. Teco, . CALANDRO. Oh! oh! lo non la vidi mai drento meco. FESSENIO. Oh buono! Tu non vedi anco il sonno, quando dormi; la sete, quando bevi; la fame, quando mangi. Ed anco, se tu vuoi dirmi il vero, or che tu vivi, tu non vedi la vita; e pure è teco.

Prima si messe da morto nel forziero che arrivato fusse. Ah! ah! ah! Cosí Lidio galantemente da donna vestito aspetta con allegrezza questo vezzoso amante che, a dire il vero, è piú schifo che Bramante. Io son corso inanzi perché qua mi trovi la scanfarda che io ho ordinato per questo conto. Ed eccola che a me ne viene.