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Aggiornato: 9 maggio 2025


DON FLAMINIO. Abbattuto dalla propria conscienza e confuso da tanta cortesia, io non so che respondervi basta ad esprimere il mio obligo: arò particolar memoria della grazia ch'or mi fate.

È in ordine il forzieri? FESSENIO. Tutto. E vi starai drento sanza snodarti pure un capello, pur che bene vi ti acconci drento. CALANDRO. Meglio del mondo! Ma dimmi una cosa ch'io non so. FESSENIO. Che? CALANDRO. Arò io a stare nel forziero desto o adormentato? FESSENIO. Oh salatissimo quesito! Come desto o adormentato?

FORCA. Romper la testa a chi se la rompe ogni ora per pensar trappole per vostro serviggio? fermatevi, vi dico. PIRINO. Non mi fermarò, se prima non ti arò cavato il core. FORCA. Volete cavar il cuore a chi ha cavato i danari dal cuor di vostro padre? Cancaro, io l'ho scappata bene, aiutami tu, Panfago! PANFAGO. Or ora torno. PIRINO. Assassin cane, ti voglio aprire il petto!

ERASTO. Lidia, vattene su, ché tra noi diffiniremo le nostre contese. Cintio, l'amicizia che hai avuta fin ora meco non è stata per altro che per tradirmi; ma d'oggi innanzi ti arò per quel traditore che tu sei. CINTIA. Io non ti ho fatto altro tradimento che di averti troppo amato.

MANGONE. L'uomo che qui vedete, dice ch'è napolitana, figlia di uomo nobile e di gran qualitade. DOTTORE. Certo che m'è carissimo, ch'essendo di buon legnaggio e avendola per moglie, arò meno reprensori; e se per rispetto del mondo faceva prima resistenza alle mie voglie, or le farò correre a tutto freno. Gentiluomo, vi prego a narrarmi quanto sapete di lei.

GERASTO. Io gli ordinarò or ora un serviggiale, e per oggi gli faremo far dieta, che gli sará utile, che per domani stará meglio. MORFEO. Padre ca... ca......aro, quella lupa che mi ha roso la ca... ca... carne, mi è rimasta in corpo, e mi tanta fame che non vorrei far altro che ma... mangiare e ca... ca... caminare. GERASTO. Voi dovete esser molto stracco del viaggio.

GERASTO. Io arò pensiero di ricovrarle da lui, inviarvele in vostra casa; che se ben egli ingannandovi ve l'ha promesse da mia parte, or che stimo lui un tristo, ve le prometto da senno, che vo' un poco informarmi del tutto. FACIO. Dunque io vi cerco perdono se sono troppo con voi trascorso in parole. GERASTO. Dove è Cintio vostro figliuolo? NARTICOFORO. L'ho lasciato nel diversorio.

PIRINO. Forca, sta' sicuro che mentre arò core arò memoria di tanto beneficio, accioché venendo l'occasione possa premiar l'amor e la fede verso me. MELITEA. Ed io riserbo la ricompensa, quando sarò in miglior stato; ché adesso non posso mostrar segno del mio buon animo.

E cosí crederrá che tu maschio ritornato sia; allo spirito si giungerá credito; i denari verranno a iosa; ed io con lei arò quel piacere. LIDIO femina. Ti do la fede mia, Fannio, ch'io non udii mai cosa con maggior astuzia pensata. FANNIO. Adunque, io non errai a dire a Ruffo che noi vi torneremo. LIDIO femina. Non certo.

DOTTORE. Forca mio, se per l'addietro t'ho odiato piú che la morte, come ostacolo de' miei desidèri; or, come quello che mi hai tolto da illeciti amori o disoneste nozze, te ne arò obligo eterno. Sappi che Alcesia non piú Melitea non è schiava di Mangone, ma mia legittima figliuola, che molti anni sono mi fu rapita dalla balia, come potrai piú a lungo intenderlo da costui...

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