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I l fior anti no fu sua morte fella». T al fu 'l mio verso, ma, per téma, scuro. Io da' pastori alquanto dilungato, con quali esser mai giunto ancor mi dole, d'un monticello in largo e verde prato mi porto, giú, fra rose, gigli e viole; poi dentro ad un antico bosco entrato, tanto vi errai che sul montar del sole si m'appresenta un'ampio e bel palaccio: cerco l'entrata e presto vi mi caccio.

E cosí crederrá che tu maschio ritornato sia; allo spirito si giungerá credito; i denari verranno a iosa; ed io con lei arò quel piacere. LIDIO femina. Ti do la fede mia, Fannio, ch'io non udii mai cosa con maggior astuzia pensata. FANNIO. Adunque, io non errai a dire a Ruffo che noi vi torneremo. LIDIO femina. Non certo.

E tu intanto, oscena arpia, Mi pagherai col rabescar di rughe Il mio sembiante; col pelarmi il cranio; Collo sfiaccarmi i muscoli e filtrarmi Nelle vene e nell'ossa, a poco a poco, Il gel dell'agonia!... Nulla ti chieggo Alba!... No! Errai! Ti chieggo un verso; un verso Per maledirti, quanto umanamente È dato maledir!... Ora ai tuoi vezzi Presti fede chi vuole!... Io m'addormento!

Voi magistrato, per abuso di potere, per rapporti non veri, dipenderete dal bargello tra poco. Preferisco questa dipendenza alla prima. Errai, nol nego, ma con la convinzione di giovare al pubblico bene. La mia amministrazione fece rifiorire la citt

Aspettai invano fino alle 16½, ed allora la prudenza più elementare mi costrinse a tornare indietro. Volendo però evitare il giro sul lato nord, mi avventurai sulle roccie che fiancheggiano la cascata, e vi errai lungo tempo poichè giungevo sempre sull'orlo di precipizii, finchè sul far della notte mi decisi a rimontare sulle rive del lago.

SCI. È vero, è vero: Perdona, errai, gran genitor: ma colpa Delle attonite ciglia È il mio tardo veder, non della mente Che l'immagine tua sempre ha presente. Ah sei tu! Gi

Nell'obblïar tua propria luce errai, Ma negl'idoli miei sempre io bramava L'ineffabile incanto de' tuoi rai. Se creature troppo io venerava, Erano creature in te invaghite; Era qualch'angiol che ver te volava. Tai luminose tracce ivan seguite Sol dagli sguardi miei maravigliati, E nel mondo io tenea l'orme irretite;

Non mai Ebbi casa o parenti; Scalza, discinta e senza nome errai Dietro le nubi e i venti. Seppi le notti insonni e l’inquïeto Pensier della dimane, L’inutil prece e il disperar segreto, E i giorni senza pane. Tutte conobbi l’improbe fatiche E le miserie oscure, Passai fra genti squallide e nemiche, Fra lagrime e paure;