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Quinci l'arista, e 'l ghiaccio quindi apporto, il fior e 'l frutto a piú tua dolce gioia. Ma non usar del ben concesso in male, ché sentiressi quanto è ratto e corto il mio gir lento, e ti darei gran noia solcando il cerchio estivo e glaciale.

I romanzi... oh, i romanzi!... che noia dover leggerli sino alla fine! Per uno veramente bello, ve ne son diecimila scritti, ahimè, da uomini che non sono stati mai nell’amore.

Come tutti gli oratori, anche Matteo Cantasirena aveva sempre avuto bisogno, parlando in pubblico, della "persona bersaglio" alla quale unicamente rivolgersi, come ad una incarnazione della folla, per leggere su di essa l'effetto, la corresponsione, prevedere la noia, l'obiezione, intuire il momento opportuno per il fuoco d'artificio, o per far vibrare la corda patriottica.

Usciti a stento da quel palude ingrato, entrarono in una via affondata tra due alte rive sparse di macchie d'ogni generazione; ma s'accorsero qui, che la noja durata alcuni momenti prima era stata ben leggiera in confronto della noia a cui correvano incontro.

Dopo tutto!... A guardarci de près, io m'accorgo di essere ingrata verso di voi. Sapete che cominciavo ad annoiarmi, con questo golfo sempre dinanzi, con questo verde sempre di dietro, con questi mannequins sempre d'intorno? Ah, la noia, la noia vasta, profonda, irresistibile; la noia che vi afferra le mâchoires e che ve le disloca, la noia che vi inchioda in fondo a una causeuse, e che non vi d

Così, senza pensieri, senza neppure la più piccola noia inerente all'amministrazione de' suoi beni, Mattia Sant'Angelo si fece un uomo.

Con queste due cose ci sarebbe anche da morir di noia; proruppe Damiano. Le avevo, e non mi sono bastate. Diciamo dunque, per essere nel vero, che ci ho te, cara donna adorata. La più bella donna, nel verde più vivo, sotto il più dolce azzurro del mondo, ecco la felicit

Napoleone a Waterloo preconizzava un secondo Austerlitz, ma o fosse il tempo, o la noia, o qualunque altra ragione, il fatto è che quella sera eravamo di pessimo umore.

Non pensò tutte queste cose il nostro Damiano, la prima notte del viaggio a Cubanacan. Gli davano noia, forse, o turbavano la sua dottrina in materia di storia naturale, gli uccelli dell’isola, che seguitavano a cinguettare, a trillare, a gorgheggiare, come se fosse di giorno.

Ma il cibo, il bordò, gli diedero un orgasmo affannoso, un caldo insopportabile.... Si soffocava.... Che afa! voleva far temporale! Oh Nora! Che infame! Che infame! Darsi, vendersi a un vecchio! Quell'ora vicina al crepuscolo era più fosca e buia por il cielo annuvolato. Che caldo! Dio! Che noia! Sempre solo, senza poter leggere, senza poter scrivere....