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Aggiornato: 2 luglio 2025
Ad inveggiar cotanto paladino mi mosse l’infiammata cortesia di fra Tommaso e ’l discreto latino; e mosse meco questa compagnia». Paradiso · Canto XIII Imagini, chi bene intender cupe quel ch’i’ or vidi
Ma questa mattina io ti ho dato lo latino; e adesso vo' che lo facci a cavallo, e voglio che numeri le bòtte con la tua bocca, e come fai errore, cominciarò da capo. NARTICOFORO. Fermate, di grazia; non cominciate ancora. Come volete che numeri, adverbialiter: semel, bis, ter; overo numeraliter: unus, duo, tres; overo ordinaliter: primus, secundus, tertius?
Che noia! sempre questo eterno latino! rispose il ragazzo facendo spallucce; io gi
Vi piace il mio nome? gli chiese un giorno. No! rispose Bruno. Come, non vi piace? Eppure è pagano, è classico!... Senza dubbio! esclamò Bruno ridendo. Ma Claudio in latino significa zoppicante.... La signora si morse le labbra. Non siete gentile! disse. Io non sono mai gentile! rispose Bruno.
E chiamasi dí da «Dios» graece, il quale in latino viene a dire «Iddio»; percioché, come Iddio sempre in ogni cosa buona ne giova e aiuta, cosí nelle nostre operazioni ne aiuta il dí con la sua luce.
Egli non mostrò curarsi molto delle altre signore che lo festeggiavano e andò diritto a stringere la mano di miss Yves. Violet era accesa in viso; i suoi dolci occhi non potean dirsi scintillanti, ma pur lucevano d'inusata luce. Il dott. Topler le sedette accanto e una bionda giovinetta della compagnia esclamò, battendo le mani, con una vocina brillante di riso: Oh prego, prego, bitte, bitte, guardate Violet! Vidi miss Yves arrossire ancor più e fare un atto d'impazienza, di rimprovero; udii il Topler prendersi beatamente, scherzando, tutto il merito di quei rossori, Violet disse certo alla sua giovane amica una parola acerba che non intesi, perchè la biondina fece un visetto mortificato e tutti tacquero. Io continuavo a camminare con un tal bollimento interno! Il dott. Topler alzò gli occhi, mi riconobbe e venne a me salutandomi in latino a braccia distese, come un vecchio amico. Diedi un'occhiata a Violet; ci fissava, pallida per la sorpresa. Gli altri pure ci guardavano curiosamente. Topler mi domandò se andassi a Monaco. Risposi ben chiaro e forte che non andavo a Monaco ma ad Eichstätt. Esclamazioni del signor Topler, Allora viaggiamo insieme! diss'egli. Misere cupis abire! Dobbiamo viaggiare insieme! E mi raccontò che andava ad Eichstätt anche lui con altri amici. Poi mi voltò le spalle e corse tentennando sulla sua mazza e il suo ombrello a edificar gli amici sul conto mio. Il giorno prima non avevo mancato di sfoggiar quanto latino e quanta letteratura tedesca avevo in testa e m'ero fatto di lui un ammiratore; adesso intesi da' suoi gesti che stava raccontando a miss Yves grandi cose di me. Miss Yves avea fatto un viso gelido, pareva ascoltarlo appena. Al momento della partenza l'altro signore le offerse il braccio, le tre dame o damigelle si avviarono insieme e Topler volle venire con me. Mi disse che dovevo assolutamente stare con lui, che aveva tante cose a domandarmi sull'Italia dove intendeva recarsi, per la terza volta, fra poco. Insomma mi trovai, senza la menoma indiscrezione da parte mia, in una stessa carrozza con miss Yves che era turbata quanto me, non volgeva mai il viso dalla mia parte. Pigliammo posto il più lontano possibile l'uno dall'altro. Le due amiche si guardavano sorridendo e poi guardavano me, come scusandosi per gli eccentrici modi del loro Schwabe. Mi dicevano con gli occhi: che ne penser
Le interiezioni e il testo latino del monaco erano cagionati da uno scroscio di folgore, che, a giudicarne dalla simultaneit
Matilde incoraggiò un'ultima volta la sorella che si mosse e andò a inginocchiarsi sul gradino. Il prete lesse nel libro latino le promesse e le profezie che la Chiesa riserva agli sposi: le mani si congiunsero sotto la protezione della sacra stola e il vecchio amore pianse come un fanciullo.
Non doveva esserle accanto se si svegliava? Che se Alberto la rimproverava di esagerare, ell'aveva la risposta pronta: In fatto di dovere, melius abundare quam deficere; l'hai detto tu, in un latino che capisco anch'io. Tu fai il tuo dover di professore, di scienziato, io faccio quello di buona mamma.
I tre adolescenti si fermarono sopra la lapide blasonata; trovarono a ridire sul cattivo latino dell'inscrizione; poi fecero alle pagliuzze cui toccasse discendere nel sepolcro in cerca del cranio.
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