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E noi l'ignoravamo. Io però lo sapeva da un pezzo e lo conosco anche. Sentite? la Martina lo conosce; è giovane? È ricco? È biondo? È nero? Adagio, adagio, altrimenti non parlo più; dirò prima di tutto ch'egli è molto bello. Ma brava! È giovane e l'ama poi alla follia. Ohe biondina, si palesano i segreti. Non m'importa; rispose la giovinetta con ingenuo sorriso. Tanto meglio.

Intanto la signorina Luise e sua sorella litigavano poco lontano per alcuni fiori che la prima aveva colti e che l'altra diceva non esser vero Waldmeister. Adesso la vocine della biondina parevano piccoli colpi di becco. Rideva, ma credo che avrebbe pianto volentieri.

Era contento, il signorino. E forse avrebbe dovuto non esserlo tanto, poichè rimaneva a Dogliani la figlia del droghiere, una stupenda biondina, colla quale avea ballato tre volte, e alla quale, una sera, attraverso il cancello dell'orto, aveva giurato un amore immortale. Ma sappiate, o lettori, che il signor Nicolino ci aveva un gran cuore, e che i gran cuori, come tutti i gran vasi, non sono grandi per nulla. Ben altro ci aveva a far capire il signorino, nel suo. Anche alla capitale lo aspettava un amore. Credo che fosse gi

Immaginatevi la sorpresa e la gioja dei conjugi Paglini allorquando poterono abbracciare la loro cara figliuola. I parenti d'Erminia erano portinaj di quella casa sul corso di Porta Nuova nella quale abbiamo fatto conoscenza diciott'anni or sono della biondina e del vecchio suo padre.

Erano lodi di una sposina molto allegra e molto svelta. La nostra povera amica non può essere così. Vidi che la biondina aveva intesa la propria storditaggine: per meglio dire, sua sorella gliela aveva fatta intendere. Prima n'era rimasta tutta mortificata; poi si era messa attorno a Violet, con mille carezze, con mille premure. Povera amica! susurrò la mia compagna.

Oh! io devo essere molto riconoscente a questo temporale! Signore, vi prego, lasciatemi. Via, non sentite come piove? bramate proprio inzupparvi tutta? Non ne avrei il tempo perchè abito qui vicino. Lo so, sul corso di Porta Nuova. Avete fatto molto male a seguirmi, disse la biondina in tuono di dolce rimprovero.

E Marco stendeva le braccia per aiutarla ad alzarsi. La biondina dopo quel primo sfogo del suo dolore era caduta in un morale assopimento; nulla aveva udito di ciò che Marco le disse; nell'inerzia dello spirito guardava senza vedere, ascoltava senza intendere, viveva senza sentire l'esistenza.

Scusi, signora: ero dietro a riporre della biancheria negli armadii. La biondina andava su e giù, sempre inquieta, battendo sui tacchetti d'argento delle sue scarpette bianche, di un bianco d'avorio. -Senti, Cristina, senti.... tu devi fare una gran cosa.... Eccomi qua.

«Quella biondina è troppo bella perch'io la possa incontrare per via, guardarla indifferente e passare avanti; quegli occhi celesti promettono un amore ardente! un amore di fuoco; quel corpo modellato su forme divine... oh, essa dev'esser mia; io solo debbo cogliere quel fiore ancor rorido di rugiada e dimenticato per avventura sul suo gracile stelo.

Ecco, rispose il conte un po' imbarazzato, il suo vero nome l'ignoro, vien chiamata da tutti biondina ed abita sul corso di Porta Nuova. Suo padre è il portinaio di quel bel palazzo vicino ai portoni... dopo la bettola all'insegna dell'Aquila. Che! proruppe Marco, ha detto la biondina di Porta Nuova? Oh guardi la combinazione! La conosci forse, rispondi, sai qualche cosa sul di lei conto?