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In fede mia, non ne potevo più. Immaginate che non posso soffrire i preti. Scusate, generale, ma allora.... Volete domandarmi perchè li ricevo? In verit

I sigari o il tabacco, pazienza. Se non si fuma, non si crepa. A me è andato perduto il cesto, una volta dopo l'altra, per due o tre giorni. Se non ci fosse stata una buona guardia, mio marito sarebbe morto consunto di fame. Con una pagnotta di regalo ha potuto tirar innanzi e scrivermi per domandarmi se ero morta, se l'avevo dimenticato. È stato un vero crepacuore.

forse meglio non essere pazzo: posso guardarmi in faccia e domandarmi conto e penetrare nel mio seno per vedere se le ferite sono sempre profonde, e lacerarle perchè non guariscano. E quando la mia mente avr

E se potessi, ripigliò Filippo, ti direi ancora: non voglio; tanto m'offende il modo di domandarmi un sacrifizio. Ti offende! esclamai. Ti offende, e stai qui a disputare? Ma io da nemico ti dirò: voglio il tuo sangue, e non patisco rivali. Il che significa, diss'egli, che non hai sicurezza dell'amore di lei. Non l'ho, e tu me ne darai soddisfazione. Filippo si alzò da sedere.

Molti potrei raccontarne, se non udissi alcuno de' miei lettori domandarmi se questa sia una leggenda di santi. Dirò dunque soltanto come una volta (questo accadde in Varese mentre egli trovavasi col

Ieri, due lettere. Questa mattina tre dispacci per domandarmi una risposta. Grazie di tanta premura; grazie di tanto affetto. Ma io ti consiglio, come marito, e come padre (forse) di famiglia, di restringere la tua espansivit

MERLINO. Tu non pòi fallire di domandarmi, ché a me stará poi, parendomi, darti. LIMERNO. Non ti voler piú oltra con esso meco turbare se un mio concetto, aúto giá molti mesi, ora sono per scoprirti.... MERLINO. Con la lingua di' pur ciò che ti pare, ma tacciano sopra tutto le mani. LIMERNO. Non vi è pericolo, mediante fra noi lo fiume, di conflitto alcuno, Merlino caro. Ma taci, prego: non odi?

com’ io fui, com’ io dovëa, seco, dissemi: «Frate, perché non t’attenti a domandarmi omai venendo meco?». Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti, avvenne a me, che sanza intero suono incominciai: «Madonna, mia bisogna voi conoscete, e ciò ch’ad essa è buono».

Non domandarmi perchè son venuta. Lascia ch’io sieda qui, presso il tuo letto. Sei stanca, è vero?... Ti fa male il petto. Oh, non celarti fra le coltri, muta!... Dio mi donò le mie piccole mani perchè soavi fossero ai dolenti: perchè con gesti di blandizia, lenti, molcesser l’ansie degli spasmi vani.

Bravo, bravo! sclamò don Ignazio entrando nel salotto e mettendosi a sedere. Oh, giacchè siamo soli, parliamo dunque un poco seriamente dei nostri affari. Il suo amico che mi fece l'onore di domandarmi in di lei nome la mano della mia Elisa, le avr