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Vostra Eccellenza appartiene alla compagnia di S. Alfonso. Così dunque? Sta bene monsignore. Allora vatti a raccogliere per qualche minuto nella camera qui presso, mentre io scrivo due parole al procuratore generale di Potenza. Don Diego obbedì. Però monsignore lo udì a passeggiare nella camera ove ei doveva darsi alla preghiera ed all'esame di coscienza.

GIRIFALCO. No, no. Sono oratori de' veniziani. Parti che sia onesto che venga a star fra lor? PILASTRINO. Sono oratore anch'io, per questo; ma non so concludere. Non avrò premio da la mia republica. Vatti con Dio. S'io non ti pelo, un tratto, quella barbaccia nido di piattoni, non sarò mai contento.

, bene, t'ho inteso: tornale indietro e diteli ch'io lo ringrazio. TOFANO.... che lo perdoniate se non l'ha potuto mandare piú presto;... PANURGO. Basta, vatti con Dio. TOFANO.... che vi volevate vestir da dottore,... PANURGO. Vattene, che non servono piú. GERASTO. Lascialo parlare, che te importa? TOFANO.... che volevate ingannar un certo medico. GERASTO. Che medico? che dice di medico?

A ingannare il mio signore, che non sta però bene. ISABELLA. Il malan che Dio gli dia! CRIVELLO. Vatti po' fida di bagasce! Ben gli sta. Non è maraveglia che 'l fegatello confortava il padrone a lasciar questo amore. SCATIZZA. Ogni gallina ruspa a . In fine, tutte le donne son fatte a un modo. LELIA. L'ora è giá tarda ed io ho da trovare il padrone. Rimanete in pace. ISABELLA. Udite.

Dimmi, se tu sai: ove è Crisaulo? PILASTRINO. Cosí nol sapessi! ch'è non so quanto ch'era giú da basso, in cantina, di sopra, a la fenestra, che dormiva nel letto. ARTEMONA. Io son piú matta a parlar con costui!... Vatti in mal'ora; vatti imbriaca. PILASTRINO. Voglio andarvi or ora. Son tanto allegro che non par ch'io possa, d'allegrezza, tenermi in su le gambe.

Un benvenuto! che non vale neppure un vatti a fare impiccare!

Anima mia, tu mi fai pur gran torto. E poi per chi? Per un morto di fame, un furfantello, un ladro, un giocatore, un plebeo. Ma guardati, Filocrate; ché, a' miei , mai nessun mi fece ingiuria che non mi vendicassi. Vatti sposa: e to' per donna qualche ruffianaccia per tua infame. Oh! co! ca! ca! Io muoio. Rinego il che mi battezza. Ca! ahi! In mal punto. Ah!

PILASTRINO. Tocca forte, ché non posson sentir. CALONIDE. Va'. Guarda a l'uscio, Fronesia. E tu vatti governa, Lúcia, con i panni ordinari; ché Crisaulo oggi verrá come ancor venne ieri. Forse non piace a Dio. Qualcun de' suoi l'avrá tenuto. FRONESIA. Apri, apri; è lui; è Crisaulo con molta gente. Oh che felice giorno! Lúcia, torna di qua. CALONIDE. Di' 'l vero? È desso? Èvvi il mio Girifalco?

Tu mi rompi il capo, ora. Vatti con Dio. PASQUELLA. Non vuoi venire? LELIA. Non, dico: non m'intendi? PASQUELLA. In buona fede, in buona veritá, Fabio, Fabio, che tu sei troppo superbo. E sai che ti ricordo? che tu sei giovinetto e non conosci il ben tuo. Questo favore non ti durerá sempre, no.

FLAMMINIO. Non dico te; ma Isabella e Fabio. CRIVELLO. E che voi abbruciate quella casa, con Pasquella e con chi v'è dentro. FLAMMINIO. Andiamo a trovar lo Scatizza. S'io non nel pago, s'io non fo dir di me, se tutta questa terra non lo vede... Ne farò tal vendetta!... Oh traditore! Vatti poi fida. PEDANTE, FABRIZIO giovine figliuol di Virginio e STRAGUALCIA servo.