United States or Andorra ? Vote for the TOP Country of the Week !


Ella, che ebbe pietá di me, non finò mai ch'ella fece venire piú volte Flamminio a parlar seco e con altre acciò che io, in questo tempo, che nascosta dopo quelle tende mi stava, pascesse gli occhi di vederlo e l'orecchie d'udirlo; che era il maggior desiderio ch'io avesse.

Caso non mi creda, fa' che non mi facci parer bugiardo. SCATIZZA. Io non ti posso mancare. Ma, facendo a mio modo, te ne starai queto e arai sempre questo calcio in gola a Fabio per poterlo far fare a tuo modo. CRIVELLO. Dico ch'io gli vo' male, ché m'ha rovinato. SCATIZZA. Governatene come ti piace. FLAMMINIO e LELIA da ragazzo.

Ora attenetemi la promessa o ch'io vi chiamarò in steccato per mancatore. FLAMMINIO. Io non credo che fusse mai al mondo il piú bello inganno di questo. È possibile ch'io sia stato cieco ch'io non l'abbi mai conosciuta? CRIVELLO. Chi è stato piú cieco di me che ho voluto mille volte chiarirmene? Che maladetto sia! Oh! ch'io son stato il bel da poco!

Tornando, ivi a pochi mesi, la giovane e trovando che 'l suo amante amava altri e da quella tale egli era poco amato, per fargli servizio, abbandonò la casa, suo padre e pose in pericolo l'onore; e, vestita da famiglio, s'acconciò con quel suo amante per servitore. FLAMMINIO. È accaduto in Modena questo caso? CLEMENZIA. E voi conoscete l'uno e l'altro.

Ditemi: non avete voi nissuna che avesse caro che voi l'amasse, in questa terra? FLAMMINIO. Come s'io n'ho? E la mia sorte mi fece innamorar di costei: che tanto m'è stata cruda quanto quella mi fu cortese. LELIA. Padrone, e' vi sta bene ogni male perché, se avete chi v'ama e non l'apprezzate, è ragionevol cosa che altri non apprezzi voi. FLAMMINIO. Che vuo' tu dire?

Io mi maravigliavo ben, io! Sará pur vero quello ch'io mi pensavo. Orsú! Perdonategli: che volete fare? In ogni modo, questa chiappola d'Isabella non vi volse mai bene. FLAMMINIO. Tu dici il vero. PASQUELLA, CLEMENZIA, FLAMMINIO, LELIA da femina e CRIVELLO. PASQUELLA. Lasciate fare a me: ché gli dirò quanto me avete detto, ché ho inteso. CLEMENZIA. Questo è, messer Flamminio, il vostro Fabio.

E perdonatemi, se qualche dispiacere v'ho io fatto, non conoscendovi, perch'io ne son pentitissimo e accorgomi dell'error mio. LELIA. Non potreste voi, signor Flamminio, aver fatta mai cosa che a me non fusse contento. FLAMMINIO. Clemenzia, io non voglio aspettare altro tempo, ché qualche disgrazia non m'intorbidasse questa ventura. Io la vo' sposare adesso, se gli è contenta.

Perché non è avvenuto a me un tal caso? CLEMENZIA. Eh! In ogni modo, voi non lasciareste Isabella. FLAMMINIO. Io lasciarei, quasi che non t'ho detto Cristo, per una tale. E pregoti, Clemenzia, che tu mi facci conoscer chi è costei. CLEMENZIA. Son contenta.

CRIVELLO. Perch'io m'era ritratto in quel portico rincontro, e non me potevan vedere. FLAMMINIO. Come gli vedesti tu? CRIVELLO. Con gli occhi. Credete forse ch'io gli abbi veduti con le gombita? FLAMMINIO. E basciolla? CRIVELLO. Io non so s'ella baciò lui o egli lei; ma io credo che l'un basciassi l'altro. FLAMMINIO. Accostorono il viso l'uno a l'altro tanto che si potessen baciare?

FLAMMINIO. Perché sei stato tanto a tornare? Tu vorrai diventar un forca, ? LELIA. Io ho indugiato perch'io volevo pur parlare a Isabella. FLAMMINIO. E perché non gli hai parlato? LELIA. Non mi ha voluto ascoltare.