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Aggiornato: 15 giugno 2025
Avrei avuto il diritto di scacciarvi da casa mia, come si scaccia chi è colpevole di un tradimento o di una disonest
«Ma che male c'è a vederla ancora una volta, a dire addio a don Marco... «No..., tu partirai. «Ebbene! disse il giovane chinando il capo domani all'alba partirò. «Oh! non ti si scaccia mica! sclamò la signora, che pur di saperlo disposto a non tornare a C..., l'avrebbe rattenuto, anzichè fargli fretta a partire.
Ah!... Questa è la vera ragione per cui stai sulle spine!... Sei ammogliato? Evvia! Stupido!... Chi è che potrebbe accusarti a tua moglie? Scaccia gli spauracchi!... (Pausa.) (Poi insinuante) Vuoi che ti faccia... la danza?: la danza di S
E non me le voleva mica far buone, a me, queste ragioni, quando le era saltato il ticchio di andare al polo Artico, o all'Equatore! Ella è contenta di star qui; incalzò il padre Agapito. E proprio ora, voi vorreste condurla via, perchè le riprendesse il capriccio dell'Equatore? State zitto! Non ci mancherebbe altro. Ma come volete che restiamo, se il priore ci scaccia? A questo ci penseremo noi.
Agosto, settembre e ottobre, passarono come in un sogno delizioso. Oh, le belle passeggiate ne' dintorni! le scorpacciate di more sotto al grand'albero, con la faccia e le mani impiastricciate di rosso, facendo a rubarsi le più grosse, e le più mature! Oh, le belle sere passate al lume di luna nell'aia, sdraiati sulla paglia, a sentire l'allegre canzoni de' contadini, accompagnate dallo scaccia pensieri; o i cori stupendamente intonati con quelle cadenze larghe e malinconiche che fan vibrare le parti più riposte del cuore! E la raccolta delle frutta nell'autunno, e la vendemmia con i balli nel prato al suono dello zufolo accompagnato dall'accordo delle voci dopo la tramuta! Sì che lo studente, ritornato a Palermo, alzava la faccia spesso dal libro, e con l'anima inondata di mesta tenerezza, restava assorto in que' ricordi, fra' quali si moveva la figura della cugina col visino bianco tanto simpatico, e gli occhioni bruni e le grosse trecce nere che soleva portare sulle spalle. E or la vedeva seduta in casa, curva sul suo lavoro d'ago o di ricamo; or in mezzo a' campi per la viottola costeggiata di siepi di sambuco, con una rosa fra' capelli; or seduta nell'aia col bel viso illuminato in pieno dalla luna; or sotto al gelso, a rizzarsi sulla punta de' piedini, e stender la mano per cogliere una grossa mora: la manica del vestito scivolando, lasciava a nudo un braccio bianco come neve: oh, quella manica caramente indiscreta! Allora sì, aveva un bel rileggere il periodo, fare tutti i suoi sforzi per carpirne il senso; dopo due o tre parole la mente ricorreva dietro a quel caro fantasma. Pensava con un dolce trasalimento che una volta in cui lei gli mostrava certi cardellini che un contadinetto le aveva portati la mattina stessa, le loro mani s'erano incontrate nel carezzarli, ed essa s'era fatta rossa rossa: ricordava anche com'era vestita quel giorno.... d'una veste di mussola azzurro cupo, con delle mostre di tela color caffè crudo, aveva sul capo, e annodato sotto il mento, un fazzoletto di seta bianca: pensava che l'ultima volta ch'egli lasciò la villa, nell'accomiatarsi, aveva tenuto a lungo fra le sue la mano che la fanciulla gli abbandonava, e s'erano guardati a lungo negli occhi: quel suo sguardo l'aveva accompagnato come una carezza nel montare a cavallo, nel voltarsi indietro a salutar per l'ultima volta l
Quando noi fummo la` dov'el vaneggia di sotto per dar passo a li sferzati, lo duca disse: <<Attienti, e fa che feggia lo viso in te di quest'altri mal nati, ai quali ancor non vedesti la faccia pero` che son con noi insieme andati>>. Del vecchio ponte guardavam la traccia che venia verso noi da l'altra banda, e che la ferza similmente scaccia.
Come chiodo scaccia chiodo, così amore scaccia amore. Quando l'amore si fa sentire nell'animo del giovane, palpita il primo suono ardente di esso e tutto il suo essere ne è invaso. È la vista d'una graziosa giovanetta degli occhi neri ed espressivi che gli ha messo nell'animo questo fuoco sino allora sconosciuto.
Prima le vergini che vogliono a tutti i costi mantenere intatto il loro fiore delicato a Gesù: Caterina Godinez che fa ogni sforzo per imbruttirsi; Smeralda da Catania che si deforma il viso; una delle figliuole di Berengario che scaccia i fidanzati con puzzo artificiale; Ulfia che si finge pazza; Oda che si taglia le narici; Eufemia che si recide naso e labbra.
ATTILIO. Come amor entra in un cuore, ne scaccia ogni altro pensiero, perché vuol regnar solo. TRINCA. Salutatelo. ATTILIO. Signor Erotico, buon giorno. Idio vi salvi, signor Attilio. ATTILIO. Come state? EROTICO. Tal che non posso trovar modo per dolermi del mio dolore. ATTILIO. Di che vi dolete?
Nel 1742, Carlo Emmanuele III guadagna il Piccolo San Bernardo con un fiorito esercito e scaccia di Savoia gli Spagnuoli. Carlo Emmanuele conosceva il valico; vi era passato undici anni addietro, quasi solo, pensieroso e presago forse degli imminenti drammi domestici. Veniva di Ciamberì e affrettava verso Torino temendo non ve lo precedesse per il Moncenisio il padre Vittorio Amedeo, geloso di riprendere l’abdicato potere. Triste sorte che tale dissidio dovesse nascere fra tali sovrani, degni tutti e due del trono, ultimi gloriosi fra i rampolli del ramo diretto di Savoia. Dopo di essi fino al regno di Carlo Alberto lo Stato cadde in miserrimi principi. L’ultima, la più triste fra le notevoli memorie del Piccolo San Bernardo è documento della loro insipienza. Fino allora le torme armate affrettavano per l’ardua montagna, premurose di scansarne i pericoli, gi
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